Marsilio (Fdi) a Tuttoscuola: Per il digitale formazione obbligatoria

Questa volta è il turno di Fratelli d'Italia, il partito di Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto

Laura Marsilio, ex assessore alle Politiche Educative Scolastiche della Famiglia e della Gioventù del Comune di Roma (sindaco Gianni Alemanno), è la referente per le politiche scolastiche di Fratelli d’Italia. E’ lei a spiegarci l’istruzione digitale secondo il movimento che si autodefisce di “centrodestra nazionale”

Secondo Lei , va accelerato il processo di digitalizzazione  della scuola o va individuato un punto di equilibrio tra insegnamento tradizionale e nuova didattica digitale?

 Partiamo dai dati: l’Italia è fortemente in ritardo rispetto alla maggioranza dei Paesi dell’OCSE per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie nelle scuole, ed, ovviamente, è in ritardo anche come dotazione: solo il 30% degli studenti italiani della classe terza degli istituti di istruzione secondaria di primo grado utilizza le TIC, contro una media OCSE del 48%.

Nel dettaglio, solo il 16% delle classi italiane nel 2012 aveva una LIM (lavagna interattiva multimediale)contro l’80% delle classi del Regno Unito.

Il Ministero ha lanciato nel 2007 il Piano Nazionale Scuola Digitale Piano rilanciato nel 2013 soprattutto in merito proprio ad una maggiore diffusione delle LIM , primo passo verso un mutamento della didattica.

Se i risultati del Piano finora sono stati deludenti è  dipeso in massima parte dalla scarsezza di risorse che il nostro Paese (più ancora in questo momento di forte crisi economica) gli ha riservato.

Noi, certamente,  appoggiamo il Piano e riteniamo che sia importante investire di più nella scuola, non solo per le nuove tecnologie. Nella mia esperienza di assessore ho personalmente incoraggiato la diffusione degli strumenti digitali come ad es. l’e-book premiando gli studenti meritevoli delle scuole romane nella manifestazione dell’assessorato  “Scuola in festa”.

Inoltre, i nostri figli sono nativi digitali, ed è assolutamente auspicabile che  abbiano la possibilità di sperimentare  forme di didattica legate alle nuove tecnologie che loro abitualmente utilizzano con grande disinvoltura. Il Governo e il Ministero in particolare, dovrebbro studiare incentivi che possano sostenere questo processo. Oggi i libri adottati debbono essere reperibili in versione digitale  ma il risparmio non copre la spesa dello strumento digitale. In questo senso potrebbero essere proposte delle convenzioni con le ditte interessate o incentivi che possano consentire alle famiglie disagiate di poter acquistare il dispositivo di lettura digitale.

Detto questo, però, è molto importante non lasciarsi prendere da un entusiasmo eccessivo e totalizzante ed abbandonare completamente la didattica tradizionale: ci sarà sempre bisogno della classica lezione frontale in cui il docente “trasmette” il sapere ai suoi allievi. E di avere chiaro che l’obiettivo è di avere strumenti digitali per raggiungere la vera “mission” della scuola italiana che deve essere quella della formazione della persona, della educazione. Come assessore capitolino ho avuto occasione di confrontarmi con docenti e studenti del Giappone, della Germania e di altri Paesi europei coinvolti nei viaggi della Memoria proposti dall’Assessorato. E con tutti i limiti del nostro sistema scolastico il livello di preparazione dei nostri ragazzi è sempre emerso per la capacità di strutturare  un pensiero e di esprimere una coscienza critica. La scuola non deve essere un luogo ove si impartiscono nozioni e dove a scapito dell’importanza di una formazione di cultura generale si vada verso eccessive specializzazioni.

In che modo cambia il ruolo degli insegnanti? Ritiene per esempio che il loro aggiornamento per quanto riguarda le competenze in materia di scuola digitale debba diventare obbligatorio?

Come dicevo prima al docente trasmettitore (di cui, a mio avviso, avremo sempre necessità) si sovrappone il docente che sa essere anche “mediatore” di saperi, dei moltissimi saperi che il giovane ha a disposizione nel web. Le due figure devono assommarsi nella stessa persona e, i docenti che non sono preparati, per età, ma molto spesso anche per “forma mentis” e per una certa resistenza al nuovo, devono  formarsi per l’utilizzo delle Lim, delle classi 2.0 e delle altre opportunità didattiche fornite dalle nuove tecnologie.

Il tema della formazione dei docenti è essenziale ed è, a questo punto,  ineludibile una norma che renda obbligatoria la formazione ciclica e continua del corpo insegnante, come avviene nella gran parte dei paesi europei e come avviene per gran parte delle importanti professioni.  Formazione a 360°, non solo sui nuovi orizzonti della didattica digitale, ma anche su altre tematiche urgenti, come alunni con Dsa (disturbi specifici di apprendimento) alunni con Bes (bisogni educativi speciali) ecc.

Finora la formazione è sempre stata facoltativa e, il più delle volte, ne hanno usufruito i docenti più motivati e aggiornati, se divenisse obbligatoria, potrebbe essere un mezzo per motivare insegnanti un po’ stanchi e con pochi stimoli e ne trarrebbero beneificio non solo i docenti ma gli studenti e il sistema scuola. Nella mia esperienza di assessore ho personalmente verificato l’entusiasmo del corpo docente nell’accogliere opportunità di aggiornamento e formazione in occasione della proposizione come assessorato alla scuola, di diversi progetti di integrazione dell’offerta formativa, i cosiddetti “progetti speciali”  come i viaggi della memoria (Shoa, Foibe, Hiroshima, Praga, Berlino) , sul 150° dell’Unità d’italia, sulla storia di Roma, sull’attività motoria nella scuola primaria e dell’infanzia. Una sinergia con l’Anci e le Regioni che potesse replicare a livello nazionale quanto sperimentato nell’esperienza romana raccontata nel mio libro “Roma fa scuola” di Palombi editore, potrebbe essere una ottima occasione per razionalizzare e reperire le risorse e creare opportunità di formazione insieme ai piani nazionali del Miur. Gli enti locali e le Regioni, con gli assessorati competenti, possono guidare una  cabina di regia per proporre progetti in sinergia con istituzioni pubbliche e private di integrazione dell’offerta scolastica che possa anche essere mirata sulle esigenze e la valorizzazione del territorio.

Ovviamente anche la formazione qualificata ha bisogno di risorse, ma l’esperienza romana ha dimostrato che con la sinergia istituzionale spesso serve solo organizzazione e razionalizzazione e soprattutto volontà politica di promuovere sinergie istituzionali e private in sostegno della scuola pubblica. Quindi, alla base di ogni scelta vi deve essere la volontà politica di scommettere sulla scuola, investendo, ora più che mai, maggiori risorse e inserendola nelle priorità dell’agenda politica.

Il nostro Paese non uscirà dalla crisi se la forbice dei nostri investimenti in materia di istruzione si divaricherà sempre di più rispetto alle medie Ue e Ocse, al contrario, se non ci sarà una rapida, vigorosa inversione di tendenza avremo generazioni sempre più fragili, incapaci di confrontarsi con coetanei di altri Paesi, più colti, informati e competitivi.

 

Farebbe distinzioni tra gli insegnanti a seconda delle materie insegnate?

Assolutamente no, le nuove tecnologie sono utilissime per esercizi ed esperimenti di scienze, matematica, informatica ed altre materie scientifiche, tanto quanto per fare una corretta e ben strutturata analisi di un sonetto del Petrarca.

Tra l’altro mi risulta che spesso sono proprio i docenti di lettere, seguiti da quelli di lingue, a mostrare maggiore curiosità ed apertura nei confronti delle nuove tecnologie applicate alla didattica.

E’ un pregiudizio che i docenti di materie umanistiche non possano o vogliano utilizzare le TIC, che, ricordiamolo sono un mezzo per accrescere il sapere e rendere più proficuo l’apprendimento di tutte le discipline.

Crede che su questa tematica si potrebbero verificare convergenze di carattere politico-programmatico fra  le diverse forze politiche? Qual è la posizione di Fdi?

E’ assolutamente auspicabile una convergenza su questi temi. D’altro canto il Piano è iniziato nel 2007 con un governo di centro – sinistra ed è proseguito con tutte le forze politiche che si sono alternate fino ad oggi, dunque tutti sono persuasi dell’importanza di porre rimedio al grave ritardo che riguarda il nostro Paese e che pone – come dicevo prima – i nostri giovani, e quindi tutto il Paese,  in una posizione di svantaggio.

Fdi chiede, però, che alle parole seguano al più presto i fatti e che, oltre ai proclami vi sia una seria politica finanziaria che sostenga le riforme. Ad esempio, non si può imporre per legge, come sta accadendo, alle scuole la dematerializzazione rispetto ai registri di classe e dei professori dal 1 settembre 2013 e poi non dotare le scuole dei fondi necessari, ed anche della formazione necessaria per poter partire senza problemi. In questi giorni i dirigenti scolastici stanno alle prese con queste problematiche da risolvere in piena estate con pochi mezzi. Tutto ciò fa sì che piuttosto che con entusiasmo i dirigenti scolastici stanno vivendo questa direttiva con molta angoscia per mancanza di strumenti e mezzi per poter adempiere alle indicazioni ministeriali.