Marotta (ANDIS), testo migliorato, contrapposizioni assurde

Sul testo del Disegno di legge approvato dalla commissione Cultura e Istruzione della Camera abbiano rivolto alcune domande al presidente dell’ANDIS (Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici), prof. Paolino Marotta.

Le modifiche introdotte al ddl la soddisfano?

Gli emendamenti approvati dalla VII Commissione hanno sicuramente migliorato il disegno di legge 2994: abbiamo adesso un testo più organico, che risolve alcune delle criticità segnalate nel corso delle audizioni. Spero che le modifiche intervenute possano stemperare quel clima di assurda contrapposizione che si è determinato all’interno del comparto scuola.

Quali le misure che guardano avanti?

Molte modifiche approvate dalla Commissione sono apprezzabili, alcune in particolare tengono conto delle proposte presentate dall’ANDIS in audizione. Certamente apprezziamo il superamento del POF annuale ed il rafforzamento dell’autonomia didattica e organizzativa (rimodulazione del monte ore annuale – potenziamento del tempo scuola – flessibilità nella programmazione – insegnamenti opzionali – potenziamento delle competenze in musica, arte, cinema, storia e filosofia – apertura delle scuole nei periodi di sospensione dell’attività didattica. Così come sono sicuramente da condividere sia il maggior investimento sulla formazione in servizio del personale docente e ATA con lo stanziamento aggiuntivo di 40 mln., sia la previsione dal 2016 di ambiti territoriali sub-provinciali e di Reti di scuole che (come avevamo chiesto espressamente) potranno gestire pensioni, TFR e altre incombenze amministrative che costituiscono oggi vere e proprie molestie burocratiche per le singole istituzioni scolastiche.

Il DS deve essere rafforzato, depotenziato o più ricco?

Il profilo professionale del dirigente scolastico è già ben definito dalla normativa in vigore. Il ddl scuola non amplia i poteri del ds, semmai assegna al suo ufficio nuove e pesanti responsabilità (il licenziamento del docente che non abbia superato l’anno di prova, l’assegnazione del bonus per merito, la scelta dei docenti dagli albi territoriali), funzioni che certamente non potranno essere esercitate in solitudine autarchica o in contrapposizione con gli organi collegiali. I dirigenti scolastici che abbiamo consultato in questi mesi non aspirano a diventare “uomini soli al comando”, non chiedono maggiori poteri per esercitare autoritarismi o clientele, ma strumenti efficaci per assolvere al meglio le loro responsabilità. La rappresentazione che danno i media e alcune OO.SS. del dirigente scolastico quale preside-sceriffo offende la tradizione ed i valori della dirigenza scolastica italiana.

Certamente questa rappresentazione della dirigenza non corrisponde alle posizioni culturali ed etiche della nostra Associazione, che da anni fa esclusivo riferimento alla “leadership for learning”, un modello manageriale che nella sua ricca letteratura ha ampiamente dimostrato come il dirigente scolastico possa determinare un miglioramento significativo dell’apprendimento degli alunni, se ha il tempo per occuparsi maggiormente del successo scolastico e formativo degli studenti senza lasciarsi assorbire prevalentemente dalle incombenze amministrativo-burocratiche. I dirigenti scolastici sanno di non poter, nè di dover, presidiare ogni ambito o settore in cui oggi si articola una istituzione scolastica. I DS chiedono al Parlamento di prevedere un middle management non teorico, ma risorsa e strumento per un governo efficace della scuola, funzionale all’attuazione del Piano dell’offerta formativa.

La riforma consente a persone uguali e diverse di continuare a sperare in un futuro migliore?

Credo di sì, soprattutto per il maggior impegno che la riforma chiede alle scuole sui versanti della inclusione, del miglioramento dei risultati di apprendimento, della lotta alla dispersione scolastica.

Considera chiusa la partita con l’incontro del Governo con i sindacati?

I sindacati continuano a dichiararsi insoddisfatti delle modifiche intervenute e chiedono al Governo il rinnovo del contratto e la riscrittura dei punti che riguardano la valutazione e i poteri del dirigente. Premesso che i sindacati della scuola hanno tra i propri iscritti anche un bel contingente di dirigenti scolastici, i cui interessi andrebbero tutelati alla stregua di quanto si fa per le restanti categorie del comparto, io non credo si debba ulteriormente alimentare questo clima di contrapposizione o di conflitto di interessi che certamente non fa bene alla scuola.

Il miglioramento del sistema educativo che il progetto di riforma ci chiede non potrà dipendere solo dai comportamenti o dai rafforzati poteri dei dirigenti scolastici, come pure non potrà essere lasciato all’autoreferenzialità dei docenti.

L’innalzamento della qualità del servizio scolastico sarà possibile se la cultura della partecipazione e della collegialità (fortemente radicata sia tra i docenti che tra i dirigenti scolastici) riuscirà a farsi carico delle più moderne istanze della valutazione e della rendicontazione sociale.