Margherita: no all’abrogazione della riforma Moratti

L’ordinamento è importante, ma non è tutto. E’ anche per questo che non siamo d’accordo con chi chiede l’abrogazione della legge Moratti“. Lo ha detto Fiorella Farinelli, responsabile scuola della Margherita, introducendo un affollato seminario nazionale sul tema “Scuola, formazione, lavoro, cittadinanza“, concluso da Francesco Rutelli dopo un ampio dibattito che ha confermato in pieno l’impostazione moderata e riformista della relazione introduttiva.

La linea sulla quale si attesta la Margherita, dunque, si pone in contrapposizione con quella sostenuta dall’ala abrogazionista dell’Unione, che comprende Rifondazione comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, la minoranza di sinistra dei DS, i verdi e, a livello sindacale, la CGIL scuola di Enrico Panini. E’ singolare e significativo che nel confronto in corso presso il “tavolo scuola” dell’Unione siano proprio due ex dirigenti di punta della CGIL, come Andrea Ranieri e Fiorella Farinelli, a sostenere la linea riformista, e a contrapporsi al variegato schieramento politico-sindacale che si riconosce in un altro “tavolo“, quello costituito dal comitato “Fermiamo la Moratti“, che trova nel sindacato scuola della CGIL uno dei suoi principali partner.

Si tratta invece, come è emerso con chiarezza dal seminario della Margherita, di “dismettere l’idea inguaribilmente vecchia” che basti cambiare l’ordinamento per realizzare una vera e profonda innovazione: l’esperienza della riforma della scuola media – ottima sul piano ordinamentale ma pessima su quello dei risultati: 4 milioni di italiani tra i 25 e i 40 anni sono privi del titolo finale – insegna che non basta cambiare l’ordinamento. Eppure, nota polemicamente Farinelli, questa fallimentare scuola media “è come parecchi vorrebbero che fosse l’intero sistema educativo fino ai 18-19 anni: obbligatoria, unica, eguale per tutti“. Serve invece un’ottica processuale, con verifiche e aggiustamenti in itinere, una forte diversificazione dell’offerta, anche nel biennio 14-16 anni, e una autentica valorizzazione del canale tecnico-professionale, che la riforma Moratti ha annunciato ma non ha poi saputo realizzare. E il ripristino di serie prove di valutazione, a partire dalla presenza di commissari esterni nelle commissioni d’esame.

Nelle prossime settimane vedremo se e quanto di questi punti programmatici, indubbiamente ispirati a un’ottica gradualista e pragmatica, saranno recepiti dal “tavolo scuola” dell’Unione.