Marchionne: studiare serve…

Tre lauree (economia, filosofia, legge), un MBA (Master in Business Administration), una bella collezione di maglioni e poche cravatte nel guardaroba. Emigrante abruzzese in Canada a 14 anni, insieme al padre carabiniere, Sergio Marchionne, amministratore delegato della FIAT, può essere considerato come un vero e proprio caso di studio di elevato “ritorno sull’investimento” in istruzione.

Conoscenza delle lingue (ne parla cinque), disponibilità a cambiare attività professionale (commercialista, avvocato, fiscalista, supermanager) e luogo di lavoro (Canada, Svizzera, Italia), anticonformismo non solo nel modo di vestire – negli USA lo chiamano “l’uomo del pullover” –  sono le principali caratteristiche del manager che ha posto le premesse per rovesciare il destino della FIAT: dal quasi fallimento (con i suoi titoli considerati “spazzatura” da qualche importante agenzia di rating) al rilancio su scala mondiale, con lo sbarco in America.

L’apertura al cambiamento e il coraggio di cambiare, correndo i non pochi rischi di tutti i veri innovatori, trovano certamente una base negli studi compiuti da questo straordinario personaggio, che in occasione della laurea honoris causa in ingegneria gestionale conferitagli dal Politecnico di Torino (maggio 2008) ha trovato il modo di citare nella sua lectio Popper, Newton, von Clausewitz, Hegel e Einstein. Autori tutti convergenti, secondo la lettura di Marchionne, nel sostenere il carattere rivoluzionario e altamente positivo dell’innovazione culturale in una società aperta.

Rivolgendosi agli studenti, l’AD della FIAT ha fatto la seguente considerazione: “Di solito si ritiene che la vita delle persone sia suddivisa in due momenti distinti. Quello della formazione e quello dell’attività lavorativa. Si crede che il primo periodo della vita serva a dare all’individuo quelle conoscenze sufficienti ad affrontare la fase successiva. Con l’idea che le nozioni apprese possano bastare a ricoprire ruoli e mansioni stabili nel tempo. Penso che una persona così si trovi del tutto disarmata di fronte ad un mondo che cambia alla velocità della luce“. Insomma, gli studi compiuti sono utili solo se preparano al cambiamento, al futuro, e non si deve mai smettere di studiare.