Mancano i tempi per approvare i decreti di riforma

Il 3 marzo scorso è entrato in vigore il primo decreto legislativo (n. 59 del 19 febbraio 2004) di attuazione della legge delega di riforma del sistema di istruzione e formazione (legge 53 /2003).
Tra 13 mesi, il 17 aprile 2005 dovranno entrare in vigore tutti gli altri decreti legislativi di attuazione della riforma. È questo, infatti, il termine massimo per emanare tutti i provvedimenti delegati che dovranno dare compimento al nuovo sistema educativo nazionale.
Dopo questa esperienza del primo decreto che ha avuto una gestazione di circa 10 mesi dalla sua prima presentazione in Consiglio dei Ministri, il 9 maggio 2003 (con rinvio ad un’altra seduta), c’è da dubitare sul rispetto dei tempi della delega.
Se anche si considera la prima esperienza un po’ accidentata per quel rinvio del 9 maggio 2003 e per i mesi estivi di interruzione, i tempi impiegati dal 12 settembre 2003, approvazione in prima lettura del decreto legislativo 59/2004, alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale non sono stati brevi: sei mesi.
Tolti i due mesi dell’estate 2004, restano solamente undici mesi effettivi per dare attuazione alla delega attraverso tutti gli altri decreti.
Ce ne sono tre in preparazione (sistema di valutazione, alternanza scuola-lavoro e diritto-dovere), ma dovranno essere sottoposti all’approvazione del Consiglio dei ministri con gradualità per evitare l’ingorgo successivo in Conferenza unificata e nelle Commissioni parlamentari.
Il decreto legislativo più impegnativo (potrebbero essercene forse due) riguarderà il secondo ciclo di istruzione con il sistema dei licei e il sistema dell’istruzione e formazione professionale (problematico soprattutto il passaggio per l’intesa con le Regioni).
Realisticamente, se non vi sarà una proroga dei tempi di delega previsti (24 mesi), l’attuazione completa della riforma è già da ora a rischio.
Come si esce da questa situazione? Con l’acquisizione della consapevolezza da parte di tutte le forze politiche che il successo dell’ardua impresa della modernizzazione e del processo riformatore nel nostro Paese è strettamente legato a decisioni assunte oggi ma che produrranno effetti oltre la durata dell’attuale legislatura e dei cicli di alternanza politica.