Maestro unico/1: scontro aperto, e un po’ confuso

Dopo la pubblicazione, da parte del Ministero, dell’esito del sondaggio sulle iscrizioni in un campione di 900 scuole primarie (3% per il modulo a 24 ore, 7% per le 27 ore, 56% per le 30 e 34% per le 40) il dibattito politico-sindacale si è concentrato sull’interpretazione delle preferenze espresse dalle famiglie.

L’esito del sondaggio è stato presentato dall’opposizione e da una parte dei sindacati come una bocciatura del maestro unico, accettato solo dal 3, o al massimo dal 10% delle famiglie. Le famiglie si sarebbero espresse per la pluralità delle figure, il team teaching, le compresenze.

Si è molto discusso anche se il modello attualmente in vigore in Italia sia caratteristico del nostro sistema, o se sia applicato anche in altri paesi.

Se si guarda al di là dei nostri confini, va detto che si trovano pochi esempi di Paesi che nella scuola primaria adottano un modello diverso dal maestro di riferimento, essendo normale che alla figura del docente incaricato di insegnare le materie di base (lingua materna, matematica, scienze naturali e sociali) si affianchino altri insegnanti specializzati per materie come religione, musica, sport e altre.

E’ così in Europa (fonte: Eurydice), con l’eccezione della Norvegia, dove però gli allievi si aggregano per gruppi e non per classi, ed è così quasi sempre negli USA, in Cina, in Giappone. In qualche caso il maestro segue la classe per un solo anno (succede frequentemente in Inghilterra), o per i primi due anni (come in Germania) o per i primi tre (come in Svezia) o per tutta la durata della scuola elementare, come nella maggior parte dei casi. Ma in ogni caso la responsabilità maggiore ricade su una sola figura, sia per l’erogazione degli insegnamenti fondamentali, sia per la valutazione dell’apprendimento  complessivamente raggiunto dall’alunno.