Macron: l’Europa deve valorizzare la sua identità culturale

Il quotidiano Il Foglio ha meritoriamente pubblicato, nell’edizione del 3 novembre ’17, il testo integrale dell’ampio discorso tenuto dal presidente francese Emmanuel Macron alla Sorbona lo scorso 26 settembre, intitolato Per un’Europa sovrana, unita e democratica. Un grande affresco nel quale l’idea guida è quella del rilancio dell’Europa come soggetto politico, economico e culturale unitario, contro ogni forma di regressione nazionalista o populista.

Particolarmente importante ci è sembrato il passaggio del discorso dedicato al rafforzamento dell’identità culturale dell’Europa, un bene comune da salvaguardare in via prioritaria anche in presenza di divergenze d’opinione, tra i 26 Stati dell’UE, sui tempi di realizzazione di un’Europa più forte e più coesa: un’Europa da costruire magari anche a velocità diverse ma sapendo che «Il legame più forte dell’Unione sarà sempre la cultura e il sapere», ha detto Macron, perché questa è un’Europa dove ogni europeo riconosce il suo destino nel profilo di un tempio greco o il sorriso della Monna Lisa, che ha conosciuto le emozioni attraverso tutta l’Europa leggendo Musil o Proust, l’Europa dei cafés, di cui parla Steiner, l’Europa di cui Suares diceva di vedere ‘una legge, uno spirito, un costume’, un’Europa dei paesaggi e del folklore. Erasmo, uno dei precursori di tutto ciò, diceva che bisogna domandare a ogni giovane di ‘percorrere il continente per apprendere altre lingue e disfarsi del suo naturale stato di selvaggio’».

Il presidente francese ha formulato, a questo proposito, alcune concrete proposte: «Al posto di lamentarci del funzionamento delle nostre lingue», ha detto, «facciamone una risorsa! Nel 2024 metà dei giovani europei dovranno aver passato, prima dei 25 anni, almeno sei mesi in un altro paese europeo. Che siano studenti o tirocinanti. Propongo la creazione di università europee che costruiscano reti in più paesi, che mettano in atto un percorso dove ciascuno dei propri studenti studi all’estero e segua dei corsi almeno in due lingue. Ma i legami devono essere intessuti già dal liceo. Per far questo, propongo di istituire un processo di armonizzazione o riconoscimento reciproco dei diplomi di insegnamento secondario, come abbiamo fatto con il sistema Bologna per le università».