Ma quante e dove sono le piccole scuole?

Il Piano programmatico per l’attuazione dell’art. 64 della legge 133 prevede il “progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi e a sezioni staccate con meno di 50 alunni” e precisa che, escludendo dal computo le scuole dell’infanzia per la loro particolare natura di servizio capillarmente diffuso, su poco più di 28 mila punti di erogazione del servizio circa il 15% ha meno di 50 alunni e un altro 21% ha meno di 100 alunni.

L’esperienza virtuosa di diversi Comuni, che ha consentito in questi anni di ovviare, ove possibile, alle criticità e all’isolamento delle piccole scuole, deve essere assunta – afferma il Piano – come linea di intervento generalizzata, anche se richiederà tempi medio-lunghi, soprattutto nei territori montani e nelle piccole isole.”

Tra affermazioni e smentite, sulle piccole scuole pende, dunque, il rischio di chiusura, anche se, ora più che mai, occorre condivisione dei Comuni per tali scelte. Ma quante e dove sono le piccole scuole, quelle sotto i 50 alunni di cui si parla tanto?

Nel 2007-2008 erano 9.892, di cui 5.735 scuole dell’infanzia, il settore escluso dalla manovra. Delle restanti 4.157 piccole scuole con meno di 50 alunni, quasi due su tre sono plessi di scuola primaria (2.627 plessi), 970 scuole medie (sezioni staccate) e 560 istituti superiori (sedi staccate).

Su 28.400 scuole (punti di erogazione del servizio) le piccole con meno di 50 alunni sono, dunque, il 14,6% (il 16,3% nelle primarie), ma le situazioni sono ben differenziate sul territorio nazionale, dove il Veneto ha solamente il 6,9% di mini-scuole, la Lombardia il 7,6% e la Puglia l’8,2%.

Sul fronte opposto il Molise ha il 44,7% di scuole sotto i 50 alunni, la Calabria il 31,1%, la Basilicata il 29,6%.

Nel settore della primaria agli estremi si trovano la Puglia con il 5,8% e il Molise con il 51%; nella secondaria di I grado la Lombardia è al 4,2% e all’estremo ancora il Molise con il 50%; nelle superiori la Sicilia è al 4,9% di istituti con meno di 50 studenti e l’Umbria all’opposto con il 32,3%.