Ma quale strapotere dei dirigenti!

Il tema dello “strapotere dei dirigenti scolastici” (cfr. la nostra notizia Effetto Brunetta: sospeso un docente) ha spinto il nostro lettore Paolo Mazzoli a scriverci. Ne pubblichiamo l’email, avvertendo che il precedente commento è visibile a questo indirizzo.

Invitiamo gli altri lettori a inviarci le loro opinioni sul tema (o su altri temi nuovi da proporre), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Ma quale strapotere dei dirigenti!

Questa polemica partita dall’episodio della barchetta dimostra solo una cosa: siamo purtroppo abituati a giudicare i fatti anche quando siamo poco informati. Non voglio dire con questo che non si possano esprimere giudizi. Al contrario: tutto può essere giudicato. Ma se vogliamo giudicare un fatto specifico, che coinvolge persone precise, è opportuno conoscere a fondo i fatti e le persone. Così come pretendiamo, giustamente, che chi ci giudica conosca a fondo le nostre ragioni.

Per quanto mi riguarda la storia della barchetta potrebbe essere un esempio di ottusità dirigenziale, come è stato sostenuto all’unisono da tutti, ma anche di disprezzo sarcastico di un docente tutt’altro che innocente.

Potrebbe essere un episodio, solo apparentemente folkloristico, causato deliberatamente da uno di quei docenti che non vogliono mai “essere disturbati” che non sopportano di collaborare e di rispettare gli impegni presi in sede di collegio, né intendono assoggettarsi alle regole di una qualsiasi organizzazione. Questo genere di professori, per fortuna abbastanza raro, è inviso non solo ai dirigenti ma anche, e soprattutto ai colleghi.

E questa possibilità potrebbe corrispondere al vero indipendentemente dal fatto che la richiesta contenuta nel foglietto, poi trasformato in barchetta, sia stata eseguita. Onestamente non so come stiano realmente le cose e non mi permetterei mai di criticare, né la dirigente, né la professoressa, senza avere elementi di prima mano, attendibili e, soprattutto, provenienti da entrambe le parti in gioco.

Paolo Mazzoli

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