Ma i docenti sanno per quali ragioni i loro studenti hanno abbandonato la scuola?

Dispersione/4

Dopo il lusinghiero consenso per il dossier “La scuola colabrodo”, martedì 2 ottobre Tuttoscuola incontra a Roma autorevoli rappresentanti del Parlamento in un dibattito pubblico sulla dispersione scolastica.

Dopo l’analisi dei dati raccolti (3,5 milioni di dispersi nella scuola secondaria superiore statale in vent’anni!) che hanno raffreddato i facili entusiasmi di qualcuno per una presunta vittoria sugli abbandoni, è il momento di individuare e attivare concrete azioni di prevenzione e contrasto per questa emorragia educativa (come l’ha chiamata pochi giorni dopo l’uscita del nostro dossier anche il presidente Mattarella).

Sarà questo il focus del convegno per raccogliere dal mondo politico proposte e orientamenti credibili contro la dispersione.

In vista dell’incontro, poniamo una domanda – nient’affatto oziosa – soprattutto (ma non solo) ai docenti e ai dirigenti scolastici di quelle scuole dove è elevato il tasso di dispersione.

Quando alla ripresa delle lezioni del nuovo anno scolastico si nota l’assenza in classe di studenti respinti o di altri ragazzi che forse faticosamente avevano concluso l’anno scolastico con risultati critici, ci si chiede dove sono finiti?  

Ma, dopo qualche eventuale risposta generica fornita dai compagni di classe, la scuola, dirigente e docenti interessati, si fermano a capire e cercare le ragioni dell’abbandono oppure archiviano l’abbandono come evento fisiologico?

La scuola cerca contatti con il disperso per conoscere le ragioni della sua decisione, cerca di convincerlo a ritornare? Oppure archivia il fascicolo e chiude la pratica?

Sappiamo di scuole virtuose che mettono in atto questi tentativi e le azioni che ne conseguono, ma quante scuole cercano di capire le ragioni vere che inducono tanti ragazzi a gettare la spugna prima di arrivare al traguardo? O cercano di sapere dove sono finiti quei ragazzi dispersi?

Le cause della dispersione sono molteplici. Conoscerle può servire a prevenire altri abbandoni. Dedicare tempo e impegno per questa ricerca dei dispersi può servire a salvare altri ragazzi in crisi. L’obiettivo primario del lavoro di tutti è il successo formativo di ognuno.