Lucia Azzolina: ‘La scuola è l’istituzione più importante che abbiamo’

Lucia Azzolina, nata a Floridia, in provincia di Siracusa, nel 1982, parlamentare, già componente della VII Commissione cultura, ricerca ed istruzione della Camera dei Deputati, a settembre è stata nominata Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel Governo Conte II. A seguito delle dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti, è stata designata Ministro della Scuola. È laureata in Filosofia e Giurisprudenza, è docente di Storia e filosofia, è specializzata anche sul sostegno. Ha svolto la pratica forense occupandosi di diritto scolastico. Ha superato l’ultimo concorso per dirigenti scolastici.

Abbiamo avuto questo colloquio con l’Onorevole Lucia Azzolina quando era sottosegretaria. Lo abbiamo poi aggiornato a seguito della sua nomina a ministro dell’Istruzione. Le abbiamo posto qualche domanda sul senso del lavoro all’interno del Ministero dell’Istruzione per rafforzare un circolo virtuoso che riconosca al sistema educativo un ruolo decisivo, cruciale per lo sviluppo del paese, per la sua crescita sociale ed economica. Le sfide poste dallo scenario 4.0 non sono semplici in un momento in cui la società nel suo complesso non vede un adeguato ritorno degli investimenti destinati alla scuola.

È possibile leggere l’intervista integrale al ministro Azzolina sfogliando il numero di gennaio di Tuttoscuola

On.le Azzolina, ha avuto a settembre un incarico impegnativo: Sottosegretario di Stato. Ora è Ministro. A cosa si è dedicata in questi mesi e su cosa concentrerà la sua azione da ora in avanti?
«L’incarico di Sottosegretario è stato impegnativo, ma ha rappresentato anche un grandissimo onore. Per questo ho provato davvero una grande emozione quando il Presidente Conte ha annunciato di aver pensato a me come neo Ministro dell’Istruzione. Ho insegnato a lungo, ho superato l’ultimo concorso per dirigenti scolastici e mi porto la scuola dentro. Da sempre. Ne conosco bene i problemi, ma anche le moltissime ricchezze e potenzialità, non sempre espresse o conosciute a pieno. La scuola è l’istituzione più importante che abbiamo. Dobbiamo curarla e rispettarla, ricordarci che è una comunità scientifica dove lavorano professionisti che studiano a lungo per salire in cattedra e che debbono sempre formarsi, anche dopo essere stati assunti. Nessuno più di me potrebbe essere più orgoglioso di rivestire questo ruolo. Inclusione e lotta alle povertà educative, contrasto delle classi pollaio, possibili soluzioni per il sostegno, didattica innovativa sono i punti su cui concentrerò maggiormente la mia azione. Ovviamente ci sono da bandire subito i concorsi previsti dal decreto scuola».

Governare l’istruzione e la ricerca è un’impresa difficile. Ci parli della lezione più importante che ha appreso in questi primi mesi di incarico e che si porterà dietro ora che è Ministro.
«Orientarsi nella macchina della burocrazia non è sempre semplice e, a volte, ci si scontra con qualche resistenza Ma al Ministero dell’Istruzione lavorano grandi professionisti e, alla fine, riusciamo sempre a trovare la strada per portare a casa misure e innovazioni che la politica chiede di mettere in campo per un sistema di istruzione migliore. Altro punto di difficoltà, cercare di concentrarsi sull’obiettivo finale, ascoltando tutte le voci, ma anche cercando di non cedere a quel meccanismo che, a mio modo di vedere, nel tempo, ha creato grande danno alla scuola: fra i docenti ci sono molte categorie e stratificazioni, per troppo tempo sono state fatte scelte per accontentare gli uni o gli altri a seconda delle convenienze politiche e, alla fine, si è creato solo caos. Ora dobbiamo cambiare. Dobbiamo, cioè, garantire i diritti, ma mettendo al centro il bene del sistema. Come lo stiamo facendo? Con il decreto scuola abbiamo cominciato a superare problematiche storiche. Ora dobbiamo tornare a essere un paese normale: percorsi chiari per la formazione per chi vuol fare il docente, concorsi regolari, copertura dei posti vacanti con meccanismi flessibili come la ‘call’ volontaria su altra regione che ho fatto inserire nel provvedimento sulla scuola, trasformazione delle graduatorie di istituto in graduatorie provinciali. Il sistema di istruzione deve funzionare e farlo bene: dobbiamo garantire una scuola di qualità ai ragazzi. Questo deve essere l’obiettivo. E credo che possa essere condiviso da tutti. La scuola è per gli studenti. Lo dico da docente. C’è tanto lavoro da fare e abbiamo già cominciato a farlo. Agiremo in fretta». Le emergenze del sistema educativo sono tante, ma senza visione non si costruiscono prospettive. Qual è la sua? «Io penso che la nostra sia una scuola che funziona. Ma come ogni sistema complesso ha bisogno di cure costanti e di necessari aggiustamenti nel tempo. Chi siede al vertice del Ministero deve esserne consapevole e pronto a un lavoro a tratti anche estenuante: ci sono continue emergenze e tante decisioni da prendere in fretta. Ne sono consapevole e mi farò affiancare dai migliori esperti. Il mio staff sarà costruito guardando bene i curricula. Dobbiamo però partire dall’idea che il nostro sistema è già molto avanzato e che ha punte di eccellenza, penso alle Avanguardie Educative che l’Indire ha fatto emergere, che vanno trasformate in modelli, punti di riferimento. Non dobbiamo piangerci addosso, anzi. Dobbiamo essere fieri della nostra scuola e darle gli strumenti che chiede per funzionare sempre meglio: personale, risorse, formazione, bandi a cui sia facile aderire per migliorare l’offerta, confronto fra pari per diffondere le buone pratiche. Il Ministero dell’Istruzione non deve essere più percepito come un nemico, una ‘fabbrica’ di circolari, ma come un alleato. Voglio fare questo lavoro».

Leggi l’intervista integrale al ministro Azzolina all’interno del numero di gennaio di Tuttoscuola