La CEI ha rivolto un particolare messaggio (Messaggio della presidenza Cei) alle famiglie che si apprestano all’iscrizione dei figli a scuola, ribadendo l’importanza dell’opzione di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica.
In particolare, dopo aver ricordato ai credenti che “la formazione religiosa è parte integrante del processo scolastico, perché tale scelta ha sempre un grande valore personale e sociale”, la CEI ha invitato anche i non credenti a quella scelta perché “l’ora di religione è una possibilità di conoscenza offerta a tutti” e può realizzare “un dialogo rispettoso con le diverse culture… instaurando un confronto costruttivo con le altre discipline e aree del sapere”.
Come si sa, i genitori, al momento dell’iscrizione alla prima classe, hanno facoltà di dichiarare se intendono avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. Il sì viene sottoscritto dal 93,4% delle famiglie, in quantità decrescenti dalla materna alla secondaria.
Optano per attività alternative più al centro-nord che al sud dell’Italia: il 16% degli studenti toscani dice no all’insegnamento della religione (Alunni che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica), seguiti dai piemontesi, liguri ed emiliano-romagnoli con il 12%. Gli studenti calabresi, lucani, pugliesi e molisani optano invece in massa per le lezioni di religione: meno del 2% vi rinuncia.
Chi insegna questa disciplina? Nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare l’insegnamento della religione è affidata agli insegnanti di classe, i quali possono chiedere di esserne esentati; in tal caso viene chiamato un insegnante specialista di religione esterno.
Nella scuola media e negli istituti superiori l’insegnamento della religione cattolica è affidato invece direttamente ad un insegnante di religione.
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