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Lo sviluppo di competenze interculturali studiando all’estero: l’esperienza AFS

L’anno cinquantenario di Intercultura (1955-2005) si apre venerdì 14 gennaio 2005 con la presentazione presso la Bocconi di Milano di una ricerca condotta dal prof. Mitchell R. Hammer – docente di studi sulla pace e sulla risoluzione dei conflitti all’American University di Washington – sui programmi di AFS Intercultural Programs, la rete di scambi studenteschi internazionali per la formazione interculturale, di cui fa parte Intercultura (www.intercultura.it).
La ricerca ha coinvolto 1500 studenti liceali di nove Paesi (Austria, Brasile, Cina, Costa Rica, Ecuador, Germania, Giappone, Italia, Stati Uniti) con lo scopo di accertare quali competenze interculturali abbiano acquisito durante un soggiorno annuale all’estero all’età di 17 anni. Gli studenti italiani coinvolti nella ricerca sono stati 298.

Da più di 20 anni l’AFS promuove ricerche sui risultati dei suoi programmi di vita e studio all’estero per studenti liceali e sui cambiamenti di atteggiamenti e percezioni che maturano durante un anno in un altro Paese. Il programma-tipo di AFS muove ogni anno circa 10.000 studenti liceali di 54 Paesi che, dopo una accurata selezione ed una preparazione all’esperienza, vengono ospitati gratuitamente da una famiglia all’estero e là frequentano una scuola per un intero anno scolastico, assistiti da volontari AFS (Intercultura in Italia) che li aiutano ad inserirsi nella nuova comunità, a comprenderne i valori ed i comportamenti e ad intrecciare relazioni sociali soddisfacenti.

Intercultura e AFS hanno voluto investigare proprio gli aspetti interculturali della crescita che avviene, durante tale anno, in un ragazzo di 17 anni:
· quanto si sviluppano le sue capacità comunicative (verbali e non) in un contesto straniero?
· sino a che livello di spontaneità e naturalezza riesce ad interagire con persone di quel Paese?
· quanto riesce veramente a comprendere e interpretare della nuova cultura?
· quali strumenti acquisisce per affrontare in futuro altre situazioni interculturali?

A questo scopo si sono rivolte all’interculturalista Mitchell Hammer, che ha condotto uno studio indipendente sulle competenze interculturali acquisite da un gruppo campione di borsisti AFS di nove Paesi, valutando in particolare l’impatto della loro esperienza sulla loro
· capacità di affrontare situazioni interculturali
· ansietà di fronte a situazioni culturalmente diverse
· conoscenza delle variabili culturali
· efficacia comunicativa in una lingua straniera
· abilità ad interagire con persone di altri Paesi
· rete di amicizie con gente straniera.

La ricerca di Hammer è sicuramente tra gli studi di maggiore ampiezza realizzati nel settore degli scambi educativi internazionali: 1500 studenti liceali seguiti per due anni e sino a sei mesi dopo il rientro a casa, contemporaneamente alle loro famiglie ed alle famiglie che li hanno ospitati all’estero, 638 compagni di scuola come gruppo di controllo, nove Paesi coinvolti, sei lingue con metodologie rigorose di verifica delle traduzioni. Oltre a test ed interviste, lo studio ha anche utilizzato i diari degli studenti per alcuni approfondimenti qualitativi.

Il test di entrata somministrato da Hammer ai 1500 borsisti AFS prima del loro anno all’estero (2002-2003) delinea un identikit iniziale del soggetto medio sotto esame come segue: una studentessa (le ragazze sono più numerose dei ragazzi: 66% contro 34%) di 17 anni, europea, che non ha mai vissuto fuori del suo Paese, aspirante a trascorrere un anno negli Stati Uniti, con un livello medio-basso di conoscenza dell’inglese (livello 2 su una scala da 0 a 5).

Come è cambiata questa “studentessa ideale” nel corso del suo anno all’estero e nei sei mesi successivi al rientro, rispetto ad una amica o compagna di scuola rimasta a casa?

· E’ ovviamente aumentata la sua conoscenza del Paese straniero, non solo nella percezione sua, ma anche in quella della famiglia che l’ha ospitata.
· E’ vistosamente aumentata la sua confidenza con la lingua straniera: il 12% degli studenti ha raggiunto un livello di bilinguismo perfetto (5), un altro 35% parla la lingua straniera “fluentemente” (livello 4), tutti sono progrediti di almeno due livelli rispetto a quello di partenza.
· E’ aumentato il tempo che, al rientro in Europa, passa con persone di altre nazionalità e sono più che raddoppiate le sue amicizie con stranieri.
· Si sente più a suo agio in situazioni interculturali: è diminuito il suo livello di ansietà, quando deve familiarizzare persone straniere.

Quali passaggi si osservano da una visione etnocentrica ad un’altra più aperta sul mondo e le varie culture?

I test di ingresso rivelano che la maggior parte degli studenti AFS, prima di trascorrere un anno all’estero, si trova in una fase di etnocentrismo o di moderato universalismo: a sei mesi dal rientro in patria si rileva invece un accentuato passaggio alla fase universalistica mentre il gruppo di controllo rimasto a casa resta stabile sul punteggio di partenza. Si danno anche casi di passaggio ad un etnocentrismo focalizzato sul Paese d’accoglienza (fase di reversal).

Le conclusioni del prof. Hammer convalidano ciò che AFS ed Intercultura sostengono da tempo nel loro progetto di educazione interculturale attraverso gli scambi – che un’esperienza di vita e scuola in un altro Paese in età adolescenziale contribuisce a ridurre i pregiudizi, gli stereotipi, le discriminazioni ed a creare una base comune per una risoluzione dei conflitti culturali.

Ancora più importante è il dato relativo al percorso degli studenti che partono da condizioni di maggiore marginalità e di etnocentrismo più sostenuto: sono proprio loro ad evidenziare i cambiamenti più forti verso una visione del mondo più universalistica e di valori condivisibili. Ciò libera il terreno dal rischio di élitismo che circonda talvolta i programmi AFS: sembra infatti beneficiarne di più proprio chi ha avuto meno occasioni di esperienze internazionali precedenti.

La dimensione del campione studiato, la novità della metodologia applicata e l’indipendenza del ricercatore fanno di questo studio di Mitchell Hammer una tappa molto importante, su cui si potranno utilmente confrontare e misurare le ricerche future sull’educazione ai rapporti internazionali ed alla mondialità.

Per ulteriori informazioni: www.intercultura.it

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