
Lo Schwa e quell’asterisco che non discrimina…

Non cessano le polemiche, accompagnate da petizioni online di opposto segno, tra i sostenitori e gli avversari dell’uso dello schwa (si pronuncerebbe scevà), graficamente una “e” rovesciata, o in alternativa dell’asterisco, che sarebbe giusto utilizzare, secondo i fautori del loro impiego nella lingua corrente, per evitare di discriminare i generi diversi da quello maschile: per esempio scrivere car* tutt* in un saluto significherebbe comprendere maschi, femmine e trans, mentre il tradizionale “cari tutti” discriminerebbe i generi diversi da quello maschile.
Autorevoli linguisti, tra i quali il presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, Francesco Sabatini e Massimo Arcangeli (ma anche altri noti intellettuali come Massimo Cacciari, Alessandro Barbero, Paolo Flores d’Arcais), si sono duramente opposti a questa tendenza sottoscrivendo a tal fine una petizione su change.org nella quale sostengono che non esistono reali motivi per procedere a questo cambiamento dell’uso linguistico corrente. Secondo Arcangeli queste proposte sono solo “frutto di un perbenismo, superficiale e modaiolo, intenzionato ad azzerare secoli e secoli di evoluzione linguistica e culturale con la scusa dell’inclusività”.
Di parere diametralmente opposto la scrittrice Michela Murgia, che nei suoi articoli per l’Espresso ha preso a utilizzare sistematicamente la e rovesciata ed ha un certo seguito nei social.
Che l’uso dell’asterisco sia frequente nei messaggi veicolati via internet, soprattutto tra i giovani, trova spiegazione, forse, nella brevità imposta dalla limitazione dei caratteri dei messaggi (come in Twitter), quella stessa che fa usare k anziché ch, o nn anziché non, ma non si vede ragione perché questi usi pratici della lingua internettistica debbano diventare norma.
Grande preoccupazione è espressa anche da associazioni di genitori come Pro Vita & Famiglia Onlus, che ha sua volta promosso una petizione nella quale si denuncia il fatto che “in alcuni documenti ufficiali del Ministero dell’Istruzione e di alcune scuole si iniziano a usare asterischi, neutri e lettere inesistenti nell’alfabeto italiano (come lo “schwa”) per eliminare la differenza tra maschile e femminile” e si chiede al Ministero di emanare apposite circolari per impedire che ciò accada.
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