L’inclusione al tempo di Salvini. Ci sarà più sicurezza?

Il decreto sulla sicurezza sarà tramutato in legge tra oggi, martedì 6 novembre, e domani, mercoledì 7 novembre. Ne è sicuro il ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Il testo, già approvato in Commissione, è pronto per l’aula e il Senato, “toccando ferro, se non ci sono sorprese, dovrebbe approvarlo”.

Il decreto Salvini sulla sicurezza contiene due importanti novità, che sembrano destinate a rendere meno inclusivo il modello italiano di accoglienza degli stranieri, che peraltro ha denotato delle pecche soprattutto nella gestione e nell’inserimento dei migranti. Il primo è l’eliminazione della cosiddetta ‘protezione umanitaria’, cioè del permesso di soggiorno per motivi umanitari, e il secondo è il divieto, per i richiedenti asilo, di essere ospitati dagli SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), i centri pubblici comunali di accoglienza.

Eppure era stato proprio Matteo Salvini a firmare la ‘Relazione sul funzionamento del Sistema di accoglienza predisposto al fine di fronteggiare le esigenze straordinarie connesse all’eccezionale afflusso di stranieri nel territorio nazionale’, inviata al Parlamento lo scorso 14 agosto, nella quale si affermava che i centri SPRAR “si pongono come ponte necessario all’inclusione e come punto di riferimento per le reti territoriali di sostegno, avviandosi, in tal modo, processi più solidi e più facili di integrazione”, e costituiscono “un modello che risponde all’esigenza di superare i centri di grandi dimensioni”. Per questo, si leggeva nella relazione, i prefetti erano stati attivati “per incentivare la graduale e progressiva adesione al progetto di diffusione di centri SPRAR”. 

Che cosa è stato a far cambiare idea in modo così radicale al ministro Salvini, tanto da indurlo a filtrare gli ingressi negli SPRAR, che sono gestiti dai comuni, e ridare spazio ai CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) che sono, invece, gestiti dalle Prefetture e affidati direttamente ai privati?

In questo modo gli immigrati che sono ancora in attesa del riconoscimento e si vedono negare il permesso di soggiorno dovranno rivolgersi esclusivamente ai CAS, secondo chi li avversa gestiti spesso in modo spregiudicato e business oriented. Ma quelli che sono in possesso solo del permesso di protezione umanitaria rischiano di essere costretti ad uscire dai CAS senza poter accedere agli SPRAR, dai quali saranno espulsi anche i neo maggiorenni arrivati come minori non accompagnati, che saranno costretti a lasciare il percorso scolastico e di integrazione.

Così il decreto sulla sicurezza rischia per assurdo di aumentare l’insicurezza, come tutte le misure che diminuiscono la capacità di un sistema sociale di accogliere e integrare nuovi cittadini: insomma di includerli.