L’impraticabile richiesta dell’abrogazione delle RSU

In autunno, dunque, si andrà al rinnovo elettorale delle Rappresentanze Sindacali Unitarie di istituto (RSU), dopo il rinvio dovuto alla riforma della contrattazione dei comparti pubblici e dopo le polemiche che hanno accompagnato la mancata elezione di rinnovo, prevista per il dicembre scorso.

La riforma della contrattazione (decreto legislativo 150/2009), pur prevedendo il rinvio delle elezioni per le RSU, non ne ha disposto affatto l’abolizione, come avevano proposto anche alcuni settori della attuale maggioranza.

Nel disegno di legge dell’on. Aprea (bloccato alla Camera da molti mesi per alcuni contrasti con la Lega) si prevede(va) il superamento delle RSU di istituto, portando la rappresentanza a livello regionale.

A proporre da tempo l’abolizione delle RSU di istituto era stata la Disal; recentemente anche la DirPresidi ha avanzato una uguale richiesta.

Al di là di ogni considerazione di merito sulla opportunità o meno di confermare nella scuola l’esistenza delle RSU, abbiamo l’impressione che, con l’avvenuta emanazione del decreto legislativo n. 150/2009, si sia persa l’occasione per riformare quell’istituto contrattuale e che le incertezze attuali sul ddl Aprea, anche alla luce del nuovo peso della Lega, ne rendano problematica l’approvazione (almeno in tempi brevi).

Per parte loro i sindacati della scuola, sia quelli rappresentativi che minoritari, hanno tutto l’interesse a tenere vive le RSU, a cominciare dal momento elettorale di rinnovo che costituisce un’occasione di forte impatto con la categoria.

La proposta di abrogare le RSU sembra, dunque, destinata a cadere nel vuoto.