L’imbarazzante no all’accesso dei dati dell’anagrafe dell’edilizia scolastica

Lo scorso marzo il Tar del Lazio, accogliendo il ricorso di Cittadinanzattiva, ne aveva riconosciuto (sentenza 03014/2014) il diritto di accedere ai dati dell’Anagrafe e della Mappatura degli edifici.

Ma il Miur, anziché consentire l’accesso, ha impugnato la sentenza davanti al Consiglio di Stato, provocando la comprensibile protesta di Cittadinanzattiva.

In un comunicato stampa diffuso dall’associazione si mettono in evidenza e si stigmatizzano le motivazioni del rifiuto ministeriale che ha portato al ricorso.

Il diritto di accesso telematico alle banche dati della Pubblica Amministrazione dovrebbe essere consentito solo sulla base di un "apposito regolamento", che ad oggi non esiste.

Se le cose stanno effettivamente così, c’è da chiedersi in cosa consista la tanto conclamata trasparenza amministrativa, visto che non ci sono in ballo né dati personali né dati sensibili.

Una seconda motivazione addotta dal Miur riguarda la titolarità dei dati dell’anagrafe. Il Ministero non sarebbe "titolare dei dati contenuti nell’anagrafe poiché gli stessi sono gestiti dai Comuni e dalle Province, intesi come proprietari e gestori degli edifici scolastici".

Sulla base di tale affermazione non vi sarà mai accesso ai dati dell’anagrafe, perché occorrerebbe acquisire il consenso di circa 8mila amministrazioni comunali e di 105 amministrazioni provinciali, oltre a quello delle Regioni e delle Province autonome.

Una terza motivazione, la più sincera, è che il processo di trasferimento dei dati tra Anagrafe Regionali e Anagrafe centrale "non risulta completato".

Infine il Miur, secondo quanto affermato da Cittadinanzattiva, sostiene che a causa del mancato aggiornamento dei dati in possesso del Miur, risalente al 2009 e a causa del recente piano di razionalizzazione della rete scolastica, i dati incompleti porterebbero "all’opacizzazione dell’informazione e al disorientamento dei cittadini utenti, ai quali non gioverebbe l’esercizio di una facoltà di ottenere notizie non attuali, non aggiornate e in taluni casi non verificate."

L’insieme delle motivazioni ha tutto il sapore di una arrampicata sugli specchi per nascondere un pesante ritardo di cui il Miur è solo in parte responsabile.

E il tema della trasparenza dei dati della Pubblica Amministrazione, che dovrebbero essere a disposizione di tutti i cittadini, resta aperto.