Liceo del Made in Italy, Barbacci (Cisl Scuola): ‘Tempi troppo stretti. Preoccupazione dei collegi docenti’

Non sono certo le condizioni migliori quelle che vedono le scuole, in questi giorni, valutare la possibilità di ampliare l’offerta formativa da proporre agli studenti e alle famiglie, aggiungendo nel proprio percorso di studi anche l’opzione del Liceo del Made in Italy. La valutazione di questa opportunità va fatta in tempi molto stretti, vi è incertezza sulla possibilità di mantenere gli indirizzi economico-sociali attualmente in essere: da qui la preoccupazione dei collegi dei docenti, messi di fronte a scelte da compiere in poche ore senza aver ben chiare le prospettive“. A dichiararlo all’Ansa è Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola.

Lo scorso 20 dicembre il Senato ha infatti approvato il ddl n. 958 recante disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy. In particolare, l’articolo 18 del provvedimento riguarda l’istituzione del nuovo percorso liceale, il liceo del Made in Italy, a cui sarà possibile iscriversi già dal 18 gennaio prossimo.

Fortunatamente – aggiunge Barbacci all’agenzia di stampa – la versione iniziale del disegno di legge, che vedeva il liceo del made in Italy come alternativa secca all’opzione economico sociale, è stata modificata nel senso indicato dalla Cisl Scuola, lasciando la possibilità di mantenere comunque questa opzione, fermo restando il numero complessivo dei corsi attivati nei Licei delle Scienze Umane. Il nuovo Liceo del made in Italy potrà essere attivato come nuovo percorso di studi in tutte le altre istituzioni scolastiche“.

Analoghe perplessità e incertezze – prosegue la segretaria Cisl Scuola – si riscontrano nelle scuole che stanno valutando se aderire alla sperimentazione della Filiera tecnico-professionale 4+2. Anche in questo caso si deve agire in tempi molto stretti, il che noi aiuta ad assumere decisioni consapevoli; si deve decidere se impegnarsi in percorsi complessi senza aver avuto la possibilità di approfondire, riflettere, valutare adeguatamente opportunità, benefici, costi e ricadute. È un vizio ricorrente quello di far calare dall’alto le riforme, quando è dimostrato che le innovazioni migliori nascono mettendo a frutto le buone pratiche messe in campo dalle scuole, impegnate ad aggiornare costantemente la propria offerta formativa alla luce dall’evoluzione del contesto socioeconomico e delle esigenze espresse dal territorio. Le buone riforme richiedono una solida alleanza fra scuola, territorio e grande capacità di ascolto da parte del Legislatore. Da tempo prevale una sorta di protagonismo egocentrico da parte di governi e maggioranze di turno, a scapito della qualità dell’azione riformatrice. Un limite evidente, che si trascina da tempo, al punto che gli stessi investimenti legati all’attuazione del Pnrr si trasformano più in adempimenti ossessivi che in una vera opportunità di crescita“.

Il ministero dell’Istruzione in più occasioni si è detto interessato a sostenere le scuole nel loro percorso di crescita e sviluppo anche attraverso la ricerca di nuovi strumenti educativi e formativi: il primo modo di onorare questo impegno sarebbe di liberare le scuole dall’assillo di adempimenti stringenti, garantendo per le loro scelte tempi adeguati e percorsi d’innovazione più partecipati“, conclude Barbacci. 

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