Licei quadriennali e… Sperimentali
La sperimentazione partirà nell’anno scolastico 2018/19 intanto i ragazzi di terza media vengano avviati ad un consolidamento del metodo di studio e ad esercizi di apprendimento efficace
Entrando nel vivo del dibattito del liceo quadriennale, di cui sono stato da sempre sostenitore, ascoltando i variegati commenti e riflessioni di sindacati e gruppi giovanili, vien proprio da rispondere con la celebre espressione di George Christoph Lichtenberg: “Io non so se le cose andranno meglio, quando andranno diversamente, ma una cosa è certa, dovranno andare diversamente.”
La scuola non può restare ingabbiata nella sua rigida struttura che blocca e mortifica le potenzialità e le risorse dei singoli, ma attraverso una progettata sperimentazione dovrà offrire modelli organizzativi diversi e funzionali, in risposta alle esigenze di ciascuno.
Risulta, infatti, difficile l’impresa di rinnovare radicalmente il sistema scolastico e alcuni correzioni potranno contribuire al miglioramento.
Il progetto del liceo quadriennale al momento è solo un’opportunità offerta a chi intende scommettersi per una scuola di qualità, per sostenere le eccellenze, per valorizzare i talenti di tanti ragazzi che sono costretti a vivere di rendita in classi eterogenee nelle quali i docenti sono costretti a rallentare il percorso formativo con frequenti intervalli per recuperi e ripassi.
Le 100 prime classi che dal prossimo anno avvieranno la sperimentazione del liceo breve quadriennale, approvata dal Consiglio dei Ministri, mettono in atto parte del progetto Berlinguer, e la sperimentazione proposta già nel 2013, con la ministra Maria Chiara Carrozza, realizzata in 12 scuole e poi ostacolata dalle pressioni e dai ricorsi dei sindacati, preoccupati unicamente della riduzione degli organici, senza comunque fare nulla per migliorare la qualità della scuola.
La sperimentazione oggi consente di costituire delle classi con alunni che liberamente scelgono il percorso sperimentale, superano una prova di ammissione e sono idonei a seguire una didattica intensiva, capace di offrire nuove opportunità di ampliamento dell’offerta formativa, inserendo nel piano di studio armonico e significativo anche tematiche di diritto, economia, finanza e cittadinanza, che non trovano spazio nell’ordinario curricolo scolastico, non sempre indirizzato allo sviluppo di competenze e conoscenze essenziali e significative.
Come ha anche dichiarato Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli, è necessario che “l’accorciamento di un anno delle superiori sia adeguatamente compensato” da una progettualità didattica ben strutturata che non toglie, non riduce, non accorcia il programma di studio, ma lo qualifica e lo rende “significativo e funzionale”.
Anche se questo progetto di sperimentazione “assistita” non è una “priorità” per la scuola italiana come ha dichiarato la CISL, è pur sempre un momento di sviluppo innovativo della scuola.
Secondo Lena Gissi, segreteria Generale della Cisl Scuola “intervenire sulla struttura e la durata dei percorsi presuppone una rimodulazione dei curricoli stessi” alcuni argomenti vengono ripetuti diverse volte, dalle primarie alle superiori, con duplicazioni inutili. il tempo scuola e di classe già di fatto è ridotto dall’impianto organizzativo dell’alternanza scuola lavoro che riduce il tempo scuola e non trova di contro il rinforzo necessario a sostegno delle competenze.
Ecco perché il progetto sperimentale presuppone una nuova e più aggiornata didattica, collegata a una diversa e più flessibile organizzazione del calendario e dell’orario scolastico. assicurando l’efficienza dei servizi che non giustifichi scioperi o vane e improduttive interruzioni.
La sperimentazione non ha come obiettivo il risparmio di un miliardo e mezzo di euro, riducendo di un anno il percorso scolastico finale degli studenti, ma ha l’ambizione di offrire positive opportunità a ragazzi eccellenti e meritevoli, che potranno immettersi nel mondo universitario e del lavoro con un anno di anticipo.
In questa fase non è da considerare uno” scandalo” questa differenziazione tra studenti, che, di fatto, già avviene nella scelta tra i percorsi ordinari e le sezioni ad indirizzo di potenziamento scientifico o linguistico, ma l’innovazione implicitamente sollecita a rivedere il percorso formativo e il curricolo scolastico che si definisce “verticale”, ma rimane ancora spezzato e frammentario.
Non si tratta, quindi, di ridurre un anno, ma di qualificare il percorso di studio, senza tempi morti di ripassi e recuperi, ma ricco di proposte formative funzionali ed efficaci per comprendere e interpretare l’oggi. L’espressione latina “Non scholae sed vita discimus”, oggi è rimasta solo una massima letteraria da tradurre in italiano, non trovando attuazione nel concreto.
Ecco perché è necessario che le cose vadano “diversamente” e la sperimentazione ha proprio quest’obiettivo, rispondendo ai bisogni degli studenti e nello specifico di quei ragazzi che hanno delle belle potenzialità e potenziali risorse da sviluppare, che rimangono spesso inespresse e poco valorizzate.
Rispondendo a Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi, nel progetto sperimentale le attese e i desideri degli studenti vengono realizzati e non si può continuare ad attendere, invano, chissà quali riforme radicali dei cicli, che difficilmente potranno realizzarsi.
Ancora un anno di attesa e di preparazione per le 100 classi sperimentali che a settembre presenteranno i progetti e la cui attuazione avverrà a partire dall’anno scolastico 2018/2019.
Nel frattempo sarebbe ottimale preparare con gli alunni delle classi terze della scuola secondaria di primo grado un cammino di preparazione e di costante rinforzo nel consolidare un proficuo metodo di studio ed un apprendimento efficace e significativo, anche adottando la metodologia CLIL.
Per una maggiore garanzia del progetto quadriennale occorrono, infatti, delle solide basi che si costruiscono negli anni e senza improvvisazioni.
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