L’evasione da scuola del boss Provenzano

Dalla scarna scheda dei dati anagrafici del boss Provenzano, il supericercato dei mafiosi siciliani che da 40 anni sfugge ad appostamenti, imboscate, tradimenti, lasciando soltanto tracce (a posteriori) di ricoveri ospedalieri e di registrazioni di cupole, salta all’occhio un dato sul titolo di studio posseduto: corso di seconda elementare non completato.
Un vero e proprio evasore dell’obbligo, in linea con tutta la sua carriera di supermafioso.
Viene da chiedersi: cosa sarebbe successo se avesse potuto seguire un corso regolare di studi, fino alla quinta elementare o più? Cosa sarebbe successo se avesse avuto insegnanti impegnati ad educarlo al valore della legalità?
Certo, bastasse l’istruzione a formare persone oneste e per bene!
Ma quell’ulteriore neo nella fedina del mafioso risalta ancor più in questi giorni dove ripetutamente la cronaca fornisce notizie di alunni inadempienti, evasori totali dell’obbligo scolastico, con conseguente denuncia dei loro genitori.
Sono evasori italiani di Napoli (278) e di Bari, punta di un iceberg che con tutta probabilità ha una base ben più ampia e profonda di quanto possa sembrare.
Vi sono soprattutto pesanti cause sociali dietro l’evasione dell’obbligo scolastico. Ma non solo.
Con la liberalizzazione delle iscrizioni da parte delle famiglie, non più vincolate al bacino di utenza, le scuole, soprattutto nelle grandi città, spesso non sono più in grado di controllare l’assolvimento dell’obbligo, la mobilità degli alunni e la saltuarietà irregolare di frequenza.
E i Carabinieri intervengono il più delle volte per iniziativa propria anziché su segnalazione delle scuole, anche se nel caso di Napoli vi è stata collaborazione tra forze di polizia e docenti.
Ma, dopo la denuncia, tutto si risolve quasi con una beffa: 30 euro di ammenda.