L’escalation dei segretari

In principio era il segretario, poi i contratti nazionali gli hanno cambiato nome per giustificare qualche riconoscimento economico in più: coordinatore amministrativo, responsabile amministrativo. Ma tutti hanno continuato a chiamarlo segretario.
Nei livelli funzionali del comparto occupavano il livello V, appena sotto a quello dei docenti di elementare (livello VI). Poi è arrivata l’autonomia scolastica e con il cambio di nome è arrivato anche il cambio di qualifica. Adesso è il Dsga, il Direttore dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche autonome.
Per questo salto di qualifica è stato necessario un corso di formazione, ma la chiave di volta del passaggio è da ricercare in un’astuzia sindacale del 1999, che nel groviglio di norme ed eccezioni sulle retribuzioni spacciò per nuovo profilo (materia di competenza contrattuale) una vera e propria qualifica/livello (di competenza legislativa), quella appunto del Dsga.
E oltre al riconoscimento di funzione è stata loro attribuita una retribuzione tutto sommato adeguata ai compiti e alle responsabilità.
Ma perché ai Dsga sì e ai professori no? E’ anche un fatto di numeri: i direttori amministrativi sono attualmente poco meno di 11.000; i professori della secondaria di I e II grado sono invece più di 400 mila (411.263, di cui 176.358 nella scuola media e 234.905 negli istituti superiori). Per un salto verso l’Europa si dovrebbero dedicare solo a loro le risorse complessive di un nuovo contratto.
Del resto il livello di retribuzione dei docenti dipende da moltissimi fattori e da svariati elementi anche non monetari, come la considerazione che il Paese riserva in generale alla scuola, il rispetto per la professione, il peso attribuito all’istruzione in una politica di sviluppo, la capacità di mobilitazione e d’influenza politica posseduta dalle associazioni dei docenti.