L’equivoco dell’ora da 50 minuti

Arriva la riforma Gelmini e le scuole, soprattutto le medie, rivedono gli orari e portano la durata dell’ora di lezione a 60 minuti, anziché a 50 o 55, come in molti avevano fatto in questi ultimi anni. Ma potrebbe esserci un equivoco. Vediamo perché.

Dietro il cambiamento che, a quanto sembra, fa saltare dal prossimo anno scolastico la settimana breve e qualche rientro pomeridiano vi sarebbe l’annuncio di alcuni mesi fa del ministro Gelmini di proibire o perseguire le ore di lezione di 50 minuti.

A dir la verità, il ministro ha manifestato l’intenzione di recuperare quella parte di orario di servizio dei docenti non prestata, per disposizione contrattuale, nei casi di riduzione della durata di lezione per causa di forza maggiore.

Il ministro si riferiva in particolare a quegli istituti superiori che hanno (sulla carta) un orario settimanale di lezione di 33/35 (e più) ore che li induce a ridurre la durata dell’ora di lezione (da 60 a 50-55 minuti) per evitare i rientri pomeridiani. Per contratto i prof. non devono recuperare le ore non prestate, ma il ministro, contratto e sindacati permettendo, vuole recuperare quelle ore.

Il segnale della Gelmini è arrivato – evidentemente un po’ distorto – in periferia (anche se, per il momento, non è stato accompagnato da alcun provvedimento concreto), e diverse scuole stanno adeguandosi.

Un adeguamento che in tanti casi non è necessario, perché, secondo l’autonomia didattica, le scuole possono organizzare la durata di ciascun modulo orario come vogliono per utilizzare il tempo risparmiato per svolgere altre attività (laboratori, gruppi di recupero, ecc.), purché le effettive ore settimanali previste dalla legge siano prestate (da alunni e da professori).