L’emergenza mi ha fatto capire il valore della scuola, ma vorrei la mia ‘notte prima degli esami’. Riflessioni di un maturando

di Simone Mancia*

È dallo scorso 5 marzo, ormai che noi studenti non vediamo i banchi di scuola  a causa dell’emergenza da COVID-19, virus che ormai è entrato nella quotidianità di tutti i cittadini italiani ed europei e che sta inesorabilmente limitando le nostre vite, anche quelle di noi maturandi. Quasi due mesi senza scuola, senza compagni, senza professori e libri. E a breve dovremo fare i conti con l’esame di maturità, anche se ancora non sappiamo bene in che modo e quando.

Di fatto, da settimane noi studenti abbiamo dovuto intraprendere la didattica a distanza, un metodo che permette ai nostri professori di entrare virtualmente nelle nostre case attraverso piattaforme di apprendimento (Zoom, Skype, Google Meet…) per poter portare a termine il nostro anno scolastico e prepararci all’imminente esame di maturità.

Certo, questo metodo di apprendimento online richiede, come ha affermato la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, maggior serietà da parte di noi studenti e, a parer mio, anche una maggior concentrazione e dedizione allo studio rispetto a prima.  Infatti vanno tenuti in considerazione diversi parametri che condizionano la nostra esperienza formativa, come l’ambiente di studio che deve essere silenzioso e poco movimentato (cosa che non è sempre possibile per tutti gli studenti), dobbiamo sforzarci di rimanere concentrati sulle spiegazioni dei professori ed evitare di usare il telefono proprio come facevamo in classe.

Lo devo ammettere: i miei professori si stanno dimostrando, nonostante i problemi di connessione, capaci di gestire la nostra classe con i compiti, interrogazioni e preparandoci nel miglior modo possibile al colloquio di maturità. Tuttavia lo studio non risulta appagante come prima a causa della virtualizzazione della scuola e di tutto ciò che la riguarda rendendola, di fatto, poco reale. Nonostante ciò, le videolezioni nel mio caso risultano abbastanza efficaci e coinvolgenti, anche se sempre per il problema della concentrazione non si riescono a fare molte ore consecutive.

Tutte queste limitazioni mi hanno ricordato il vero valore della scuola in presenza, quella fatta di amici e di professori, e quanto mi manchi uscire di casa la mattina con le cuffiette nelle orecchie per andare a sedermi in classe.

Mi manca tanto anche il mio inseparabile compagno di banco con tutte le nostre chiacchiere che potevano andare a toccare tutti gli argomenti possibili e immaginabili, Mi manca persino arrabbiarmi con lui quando ripassava prima di un’interrogazione, mentre io cercavo solo di immergermi nel silenzio.

Mi dispiace non poter riprovare la tensione tipica delle verifiche, ma soprattutto la gioia dell’ultimo giorno di scuola in cui si è finalmente liberi (o quasi). Sì, perché c’è sempre qualcuno  che, come me, si deve preparare per la maturità che quest’anno si terrà con un maxi orale ancora poco chiaro e, a parer mio, che  potrebbe sminuire il tanto lavoro fatto da noi ragazzi di quinta.

Mi dispiace non provare la classica emozione della notte prima degli esami e la tensione che c’è quando si entra a scuola per le prove di maturità, anche se so che di tensione ce ne sarà comunque molta, nonostante la situazione.

*maturando dell’IIS DI Vittorio-Lattanzio di Roma.