
Leggere per crescere: buone pratiche per un’educazione consapevole

Leggere, leggere, leggere: significa sognare, viaggiare con la mente, volare lontano sulle ali della fantasia. È un gesto semplice e rivoluzionario, che consente di vivere e rivivere la storia, il pensiero e i sogni di autori e scrittori, che attraverso la scrittura cristallizzano, per l’eternità, il proprio mondo interiore. Ma leggere è anche apprendere, conoscere, formarsi; in un’epoca dominata dai nuovi media e dall’intelligenza artificiale, la lettura rimane il mezzo principale per la trasmissione del sapere e per lo sviluppo di una mente libera e critica.
Nel mese di maggio, la lettura torna protagonista grazie a due eventi centrali per la cultura italiana: Il Maggio dei Libri, iniziativa promossa dall’AIE (Associazione Italiana Editori), e il Salone Internazionale del Libro di Torino, che ogni anno trasforma il capoluogo piemontese in una vera e propria cittadella della lettura.. Questi appuntamenti, ormai istituzionali, non rappresentano solo una celebrazione del libro come oggetto culturale, ma costituiscono un’occasione per interrogarsi sul ruolo profondo che la lettura riveste nella crescita intellettiva, emotiva e sociale delle nuove generazioni.
Entrambi gli eventi propongono esperienze concrete di promozione della lettura: incontri con autori di narrativa e saggistica, laboratori di lettura animata, maratone letterarie, percorsi tematici per le scuole, letture condivise nelle biblioteche pubbliche e progetti digitali innovativi. In particolare, Il Maggio dei Libri si caratterizza per la sua capillarità territoriale, coinvolgendo scuole, librerie, biblioteche e enti locali in tutta Italia, con lo scopo di portare il libro fuori dai suoi contesti tradizionali e renderlo accessibile a tutti.
Ma quali interventi educativi si rivelano realmente efficaci nella promozione della lettura? Come possono le scuole garantire esperienze significative, durature e coerenti con lo sviluppo cognitivo degli studenti? Le domande restano centrali, specialmente in un momento in cui l’attenzione al dato scientifico e pedagogico si intreccia sempre più con la necessità di costruire ambienti educativi stimolanti. A partire dalle considerazioni della ricercatrice Zoe Enser sull’efficacia degli interventi di lettura nelle scuole inglesi, possiamo tracciare un percorso virtuoso, capace di coniugare teoria e prassi, evidenze neuroscientifiche ed esperienze concrete, valorizzando al contempo il ricco patrimonio di buone pratiche sviluppate anche nel contesto italiano e internazionale.
L’intervento efficace: tra diagnosi precisa e contesto motivante
Come sottolinea Zoe Enser, non basta avviare un intervento didattico per garantirne il successo, ma occorre che sia mirato, basato su dati accurati e inserito in un contesto favorevole. Questo vale ancor di più nella promozione della lettura, dove la motivazione dell’alunno gioca un ruolo chiave. Secondo le neuroscienze, la lettura attiva aree complesse del cervello, coinvolgendo la memoria di lavoro, la corteccia visiva, le aree semantiche e quelle emozionali. Tuttavia, questi circuiti si potenziano solo se lo studente legge con partecipazione attiva, facendo propri i contenuti, riflettendo su di essi e collegandoli a esperienze personali. Il tema è stato recentemente affrontato da Zoe Enser in un articolo pubblicato su TES (Times Educational Supplement), in cui si evidenzia come il coinvolgimento emotivo e cognitivo dello studente nella lettura sia strettamente connesso alla qualità dell’ambiente di apprendimento e alla personalizzazione degli interventi.
Per questo motivo, un intervento efficace non può basarsi solo su test standardizzati che valutano l’età di lettura, ma deve andare oltre: è necessario comprendere se lo studente presenta carenze nella decodifica, nella fluidità o nella comprensione profonda del testo. In questa direzione si muovono anche i report dell’Education Endowment Foundation (EEF), che evidenziano come interventi di lettura mirati, brevi e regolari, realizzati da personale qualificato, producano miglioramenti significativi nelle competenze degli studenti in difficoltà. Analogamente, la National Literacy Trust nel Regno Unito e la OECD nei suoi studi internazionali sul literacy development insistono sull’importanza di una didattica basata sull’evidenza e orientata alla crescita individuale.
Affinché la lettura diventi significativa, essa deve avvenire in uno spazio sicuro, emotivamente accogliente, dove sbagliare non genera vergogna, ma stimola la crescita e incoraggia la perseveranza. Le ricerche internazionali confermano che, in ambienti scolastici in cui si valorizza il percorso e non solo il risultato, la lettura diventa una pratica trasformativa e duratura, capace di restituire agli studenti fiducia, identità e competenze trasferibili in ogni ambito del sapere.
Dalla scuola dell’infanzia alla secondaria, esempi di buone pratiche
L’Italia vanta numerose esperienze virtuose, molte delle quali valorizzate proprio in occasione del Maggio dei Libri e del Salone del Libro. Alla scuola dell’infanzia, ad esempio, l’approccio più efficace è quello fonologico e multisensoriale. Progetti come Nati per Leggere e Letture in braccio coinvolgono genitori, educatori e bambini in esperienze di lettura condivisa, sfruttando la sinergia tra udito, vista e affettività. Le neuroscienze confermano, infatti, che il legame tra voce dell’adulto e contenuto narrativo stimola la costruzione di reti neurali che saranno la base per l’apprendimento futuro. Inoltre, queste attività favoriscono l’instaurarsi di un clima relazionale positivo, elemento fondamentale nello sviluppo dell’empatia e della comprensione emotiva, come evidenziato dagli studi dell’Harvard Center on the Developing Child.
Nella scuola primaria, sono fondamentali le attività che stimolano la lettura autonoma e il pensiero riflessivo. Iniziative come Il libro sospeso, Il Book Swap o I consigli del lettore permettono ai bambini di sviluppare competenze metacognitive, riflettendo su ciò che leggono e imparando a valutare un testo non solo in base al piacere, ma anche alla profondità tematica e alla struttura narrativa. Queste pratiche sono rafforzate da strategie come il dialogic reading e la scrittura riflessiva, che incoraggiano l’autoespressione e il pensiero critico.
Nella scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, sono efficaci le pratiche laboratoriali e i progetti trasversali. Le officine letterarie, i circoli di lettura, i laboratori di scrittura creativa e le biblioteche digitali condivise permettono agli studenti di esplorare testi complessi, confrontarsi in gruppo, elaborare interpretazioni personali e persino creare contenuti originali. L’incontro con l’autore, molto diffuso in questa fascia d’età, consente di ridurre la distanza tra lettore e scrittore, rafforzando il senso di appartenenza alla comunità dei lettori e incentivando l’identificazione narrativa che, secondo Bruner, costituisce una potente leva per la costruzione dell’identità. Un ruolo crescente lo assumono anche i podcast letterari, i blog scolastici e le produzioni multimediali legate alla lettura, che coniugano linguaggi digitali e fruizione critica del testo. Esempi come Libriamoci, Ad alta voce, Bookblog, oppure esperienze internazionali come World Read Aloud Day, il Readathon promosso da Scholastic e i silent books di IBBY, mostrano come la lettura possa essere motore di inclusione, partecipazione e cittadinanza attiva. In particolare, i silent books, privi di parole, si rivelano strumenti potenti per lavorare con alunni stranieri e non italofoni, offrendo esperienze narrative accessibili a tutti e valorizzando la dimensione iconica e simbolica del racconto.
La lettura come processo metacognitivo
Secondo John Flavell, la metacognizione è la consapevolezza dei propri processi mentali. Leggere in modo profondo significa, allora, non solo comprendere un testo, ma anche sapere come si sta leggendo, con quali strategie e con quali limiti. La lettura consapevole implica, dunque, un duplice livello di attività cognitiva: da un lato la comprensione del contenuto, dall’altro la riflessione sul processo di lettura stesso. Le neuroscienze cognitive hanno evidenziato come l’attivazione delle funzioni esecutive durante la lettura metacognitiva migliori significativamente la capacità di concentrazione, l’autoregolazione emotiva e la memoria a lungo termine.
È per questo che le attività più efficaci sono quelle che stimolano gli studenti a riflettere sul proprio approccio alla lettura, attraverso strumenti come domande guida, diario di lettura, mappe concettuali, rubriche di autovalutazione, discussioni in piccolo gruppo e circle time. Queste strategie rafforzano l’autoefficacia e alimentano la motivazione intrinseca, due componenti essenziali per costruire un rapporto duraturo e autentico con il testo scritto. Il cervello apprende meglio quando ha consapevolezza dell’obiettivo e delle modalità con cui lo raggiunge, poiché questa consapevolezza attiva la plasticità neurale e consolida l’apprendimento profondo.
L’insegnante, in questo contesto, diventa mediatore metacognitivo, aiutando l’alunno a monitorare il proprio percorso e a correggerlo, promuovendo un apprendimento autoriflessivo che potrà essere trasferito in ogni ambito, dalla matematica alle relazioni sociali. Il docente non trasmette solo contenuti, ma accompagna lo studente nella costruzione di significati, offrendo strumenti per interrogare il testo, porsi domande, sviluppare pensiero critico e narrare la propria esperienza cognitiva. In questo senso, la lettura diventa anche uno spazio di rielaborazione personale che aiuta l’individuo a conoscersi, orientarsi, sviluppare un’identità consapevole e resiliente.
Leggere in italiano e leggere in altre lingue: processi cognitivi a confronto
La lettura in lingua madre attiva meccanismi neurali più rapidi ed efficienti rispetto alla lettura in una lingua straniera. Quando si legge nella propria lingua, il cervello accede a un repertorio lessicale familiare e a strutture sintattiche già interiorizzate, consentendo una decodifica automatica e una comprensione più fluida. Tuttavia, leggere in L2 o L3 può offrire benefici cognitivi elevati, poiché richiede uno sforzo maggiore nell’integrazione semantica e sintattica, sollecitando l’attenzione selettiva, la memoria di lavoro e la flessibilità cognitiva. Le neuroscienze dimostrano come l’esposizione prolungata alla lettura in più lingue favorisca la plasticità cerebrale e il bilinguismo cognitivo, potenziando funzioni superiori come il controllo inibitorio e la capacità di passare da un compito all’altro con maggiore agilità.
Le scuole bilingue e le sezioni internazionali promuovono progetti di lettura comparata, favorendo non solo l’apprendimento linguistico, ma anche l’apertura interculturale e la cittadinanza globale. In questo senso, la lettura di classici stranieri in versione semplificata, la visione di film con sottotitoli, le attività CLIL basate su articoli, racconti o graphic novel in lingua originale, e l’ascolto di audiolibri si rivelano strategie vincenti. Tali pratiche non solo rafforzano le competenze linguistiche, ma stimolano anche l’empatia e la comprensione dell’altro, arricchendo l’immaginario e l’identità dello studente.
Un esempio significativo è rappresentato dal progetto europeo Read On, che incoraggia gli studenti a leggere in inglese testi di narrativa contemporanea e a dialogare online con scrittori e coetanei di altri Paesi. Il valore aggiunto di tali iniziative sta nel rafforzamento della funzione esecutiva del cervello, cioè della capacità di adattarsi, riflettere, selezionare e integrare informazioni complesse, in un contesto motivante e dinamico. Inoltre, esse promuovono un apprendimento esperienziale, cooperativo e autentico, capace di unire dimensione cognitiva, affettiva e relazionale, rendendo la lettura in lingua straniera un potente strumento di crescita integrale.
Conclusione, coltivare lettori consapevoli per una società pensante
La promozione della lettura non può essere ridotta a una campagna annuale o a un intervento isolato, poichè è una responsabilità pedagogica che richiede visione, coerenza e continuità. Si tratta di una missione educativa permanente, da rinnovare ogni giorno attraverso scelte didattiche intenzionali, ambienti motivanti e strategie inclusive. Per questo è fondamentale che ogni progetto sulla lettura si inserisca in un curricolo verticale e dialoghi con le esigenze reali degli studenti, sostenuto da evidenze scientifiche e da un’attenta osservazione delle dinamiche cognitive ed emotive della classe.
Eventi come Il Maggio dei Libri e il Salone del Libro di Torino rappresentano stimoli preziosi, ma non devono rimanere episodi isolati, bensì vanno trasformati in occasioni per riflettere, rinnovare pratiche e costruire percorsi che durino nel tempo. Il compito della scuola è proprio quello di mantenere vivo l’interesse acceso da queste manifestazioni, facendolo evolvere in abitudine, gusto critico e competenza profonda. La lettura, infatti, non è solo una competenza trasversale utile all’apprendimento, ma una forma di libertà interiore, uno spazio personale di scoperta, identità e resistenza.
Come ricordava Italo Calvino, “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. In questa prospettiva, ogni lettura può diventare un classico nella vita di un alunno, se proposta con cura, nel momento giusto, con l’intento non di istruire, ma di nutrire la mente e il cuore. È in questo incontro fra testo e persona che la scuola può rivelarsi davvero trasformativa, capace di formare non solo lettori più competenti, ma cittadini più consapevoli, riflessivi e umani.
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