Legge di bilancio: silenzio sulla generalizzazione del tempo pieno

La legge 30 dicembre 2020, n. 178 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023” ha previsto diversi interventi per migliorare il sistema d’istruzione, tra cui, ad esempio, la generalizzazione del tempo pieno, annunciata a novembre dal premier Conte alla presentazione del Rapporto Svimez 2020 “L’economia e la società del Mezzogiorno” illustrando i punti del Recovery plan italiano.

Conte aveva dichiarato: “Dal punto di vista sociale vi sarà una riforma per garantire il tempo pieno su tutto il territorio nazionale che possa dare effettiva possibilità alle famiglie – e soprattutto alle donne – di inserirsi nel mercato del lavoro”.

Si tratta di un’idea ambiziosa e impegnativa che sfiorerebbe complessivamente una spesa di circa 4 miliardi e comporterebbe una revisione organizzativa e istituzionale.

Era logico attendersi nel bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 almeno un cenno, la previsione di una commissione costituente, la verifica della riforma in sede di conferenza unificata, uno studio di fattibilità. Invece nulla, silenzio tombale.

È come se ci si accontentasse del fatto che il tempo pieno nella primaria si incrementa quasi fisiologicamente da sé, senza impulsi riformatori, con compensazioni interne che non incidono nemmeno sui costi.

Ne è riprova la situazione del tempo pieno aggiornata a questo anno scolastico che conferma il trend in atto da tanti anni.

L’anno scorso su un totale di 128.148 classi della scuola primaria statale 46.403 (36,2%) erano organizzate a tempo pieno. Quest’anno le classi sono complessivamente 126.769, cioè 1.379 in meno, ma quelle organizzate sono 47.194 (37,2%), cioè 791 in più.

Il calo di popolazione scolastica sembra non incidere sulla richiesta di tempo pieno, tanto che, a fronte di un decremento generale del numero di alunni (60.213 in meno rispetto allo scorso), quelli che hanno chiesto il tempo pieno sono aumenti comunque di 4.543 unità, attestandosi a 927.739 alunni frequentanti (38,9%).

Dieci anni fa, nel 2010-11, le classi a tempo pieno erano il 27,4% delle 133.855 allora funzionanti.

Gradualmente, mentre diverse classi funzionanti a tempo normale si riorganizzavano a tempo pieno (spesso per evitare perdite di organico) le classi a tempo pieno aumentavano circa di un punto percentuale all’anno, fino a raggiungere il 37,2% attuale.