Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Le verifiche formative collaborative. Un’attività didattica laboratoriale e inclusiva

Di Giulio Iraci*

Gli studenti e le studentesse detestano le verifiche. Le detestano principalmente perché implicano lo studio a casa finalizzato alla valutazione. Poco male, si potrebbe dire: “chi insegna mica deve adattarsi a ciò che piace o non piace a chi apprende”. In parte è vero, in parte no. È vero se pensiamo che l’insegnamento non può fare a meno di valutare i processi di apprendimento attraverso prove di verifica; non lo è se pensiamo che studiare controvoglia finisce per ostacolarli, i processi di apprendimento, o persino vanificarli. Sarebbe dunque opportuno affiancare, a quelle tradizionali, tipologie di verifica che gli studenti e le studentesse non detestano, o che detestano di meno. È questo il motivo per il quale, qualche anno fa, mi sono “inventato” le verifiche formative collaborative.

Cosa sono?
Le verifiche formative collaborative (d’ora in poi le collaborative) sono una tipologia di verifica laboratoriale su un piccolo segmento della programmazione annuale (es. le cause della Prima guerra mondiale).
Sono dunque verifiche, perché mirano ad accertare il raggiungimento degli obiettivi previsti nella lezione precedente. Sono formative, perché consentono a chi apprende di dare forma ai propri apprendimenti rispetto a quegli obiettivi specifici (e a chi insegna di orientare l’insegnamento). Sono collaborative, perché prevedono la peer education in piccoli gruppi.

Fasi
Le collaborative sono suddivise in tre fasi distinte e consequenziali:
a) fase individuale: in cui gli studenti e le studentesse svolgono individualmente un breve test;
b) fase collaborativa: in cui gli studenti e le studentesse, riuniti in piccoli gruppi, si confrontano sulle risposte date individualmente;
c) fase plenaria: in cui tre-quattro studenti spiegano le loro risposte avvalendosi di quanto emerso nelle fasi precedenti.

Fase individuale
All’inizio della lezione si consegna un test alla classe, a mano o tramite dispositivo digitale.
Ricevuto il test, gli studenti e le studentesse lo svolgono individualmente nel tempo indicato nell’intestazione.

Fase collaborativa
Terminato lo svolgimento individuale del test, la classe viene suddivisa in piccoli gruppi, di massimo tre-quattro studenti, comunicati a voce o tramite dispositivo. Per la formazione dei gruppi bastano un paio di minuti, incluso l’eventuale spostamento di banchi e sedie. Nei gruppi gli studenti e le studentesse si confrontano sulle risposte date individualmente e lo fanno in totale libertà: con i loro (veri) linguaggi, i loro (veri) atteggiamenti, le loro (vere) posture.
È questa la fase più didattica e – se è consentito dirlo – più bella dell’intera attività. Cosa c’è di più bello, infatti, che vedere tutti gli studenti e le studentesse dialogare liberamente sulla materia che insegniamo? Quante volte, in classe, hanno la possibilità di dirsi liberamente cosa (ne) pensano?

Fase plenaria
Terminata la discussione nei gruppi, inizia la fase plenaria, in cui tre-quattro studentesse/studenti sono chiamati a spiegare le loro risposte.
È questo il momento in cui si raccolgono i frutti di quanto emerso nelle due fasi precedenti. Chi spiega le proprie risposte nella fase plenaria, infatti, ha già avuto modo di correggerle, integrarle e migliorarle in gruppo; di conseguenza ciò che dimostra di (non) sapere o di (non) saper fare è il risultato di un’attività sia individuale che collettiva.

Valutazione
Come ogni altra forma di verifica, anche le collaborative implicano quasi sempre una forma di valutazione (dico “quasi sempre” perché nulla esclude che si concludano con interventi spontanei, non valutati, replicando in plenaria quanto avvenuto in gruppo).
Gli obiettivi da accertare e valutare sono quelli relativi all’attività didattica svolta nella lezione precedente e, più in generale, alla materia che si insegna e alla propria didattica.
Accanto ai consueti obiettivi disciplinari, tuttavia, questo tipo di verifiche include e valorizza un particolare indicatore didattico: le capacità collaborative. Essendo attività laboratoriali, infatti, le collaborative consentono di osservare con una certa continuità il modo in cui gli studenti e le studentesse interagiscono per migliorare gli apprendimenti propri e altrui; un descrittore che riguarda l’intera classe e che può fornire utili indicazioni per la valutazione complessiva dei fattori formativi e relazionali.
I descrittori di questo prezioso indicatore possono essere desunti (a) osservando l’interazione in gruppo e (b) accertando se chi risponde nella fase plenaria ne ha tratto giovamento oppure no. La discussione in gruppo infatti può rivelarsi più o meno proficua, dato che chi vi partecipa può farlo in modo più o meno costruttivo.
A tal proposito è necessaria una precisazione. Una classe è composta da studenti che, per indole o per uno stato d’animo del momento, hanno una maggiore o minore propensione alla discussione in gruppo. La valutazione delle capacità collaborative deve tener conto di queste sfumature, evitando di penalizzare chi, pur seguendo la discussione, non è in grado di animarla quanto il resto del gruppo.

Tempi
Come per ogni attività scolastica, anche nelle collaborative il tempo è un fattore rilevante. Occorre dunque pianificare in modo accurato la scansione delle tre fasi sopra illustrate, prevedendo un tempo congruo per la discussione in gruppo.
Se ad esempio si dispone di una lezione di 60 minuti, è ragionevole prevedere una scansione di questo tipo:

  • (almeno) 5 minuti tra il suono della campanella e l’inizio dell’attività
  • 10 minuti per la fase individuale
  • 20 minuti per la fase collaborativa
  • 20 minuti per la fase plenaria

È bene lasciare (almeno) 5 minuti liberi per motivi di flessibilità e, se prevista, per l’autovalutazione.
Se il tempo a disposizione è inferiore (es. 50 minuti), basterà ridurre proporzionalmente i quesiti del test.

Preparazione
La preparazione delle collaborative da parte di chi insegna richiede:

– l’elaborazione di un test sull’attività didattica svolta nella lezione precedente;
– la predisposizione dei gruppi laboratoriali;
– l’individuazione di tre-quattro nomi da chiamare all’inizio della fase plenaria.

Il test
Il test delle collaborative consiste in una breve attività con cui si cerca di verificare il raggiungimento degli obiettivi previsti nella lezione precedente. La tipologia dei quesiti, ovviamente, varia a seconda della materia che si insegna e del modo in cui la si insegna.
Le tipologie che uso più spesso nella mia didattica sono vero/falso, domande a risposta aperta e analisi/interpretazione di brani. Insegnando filosofia e storia, infatti, ho notato che chiedere alla classe di spiegare perché un’affermazione è vera o falsa e di rispondere a domande aperte o su un piccolo brano mi consente di ricevere informazioni esaurienti su ciò che mi ero ripromesso di far apprendere.

I gruppi
La predisposizione dei gruppi laboratoriali è uno degli aspetti didattici più rilevanti e potenzialmente delicati dell’intera attività. Una classe è composta da studenti e studentesse con una maggiore o minore motivazione allo studio, con capacità dialettiche più o meno affinate e con caratteristiche personali (molto) variabili. Pertanto, affinché l’interazione sia didatticamente proficua e stimolante, è opportuno che la composizione dei gruppi, di volta in volta, sia il più possibile eterogenea ed equilibrata. Una continua e sapiente turnazione, inoltre, amplia le relazioni all’interno del gruppo classe, favorendo il dialogo tra studenti che, talvolta, si parlano poco o per nulla.

Pregi e difetti
Le collaborative, a opinione di chi scrive (ça va sans dire), hanno indubbi pregi.
Come ogni altra forma di verifica, tuttavia, hanno anche dei difetti, che bisogna mettere in conto e, per quanto possibile, arginare.
Vediamo sia gli uni che gli altri.

Pregi
Stando all’esperienza maturata in questi anni – frutto di un confronto costante con studenti, insegnanti (di scuola e dell’accademia) e famiglie – le collaborative:

– permettono un apprendimento collaborativo, che, grazie alla metodologia peer-to-peer, favorisce un giusto equilibrio tra competenze e caratteristiche personali;
– riguardando un piccolo segmento della programmazione e prevedendo forme di compensazione in gruppo, richiedono una preparazione pomeridiana gestibile (max. 1 ora);
– se svolte frequentemente – es. una volta alla settimana – offrono un allenamento formativo costante rispetto agli obiettivi a medio e lungo termine (e alla fine dell’anno scolastico i risultati si vedono);
– diversamente da quanto accade nelle cosiddette verifiche orali “sommative” (es. interrogazioni) – durante le quali la maggior parte della classe resta perlopiù passiva – favoriscono la partecipazione attiva dell’intero gruppo classe[1];
– offrendo uno spazio autonomo di condivisione e di collaborazione, consentono di stemperare l’ansia da prestazione (insita in ogni verifica);
– permettono l’interazione anche con chi (si) tende a non parlare mai;
– (di conseguenza) sono particolarmente inclusive.

Difetti (e relative attenuazioni)
Stando sempre all’esperienza maturata in questi anni, le collaborative:

– data la maggiore frequenza, rischiano di sovrapporsi a quelle “sommative” orali di altre materie (e viceversa), rendendo meno gestibili il tempo studio a casa e le attività in classe (difetto non marginale, ma relativo: ferma restando la valutazione delle capacità collaborative, che riguarda l’intera classe, basterà esentare dalla fase plenaria chi svolge la verifica orale sommativa in un’altra materia; si potrà inoltre chiedere al Consiglio di Classe di privilegiare l’apprendimento formativo, dal momento che due prove “formative” sono gestibili in una mattina scolastica e nel pomeriggio che la precede);
– rendono frammentato l’apprendimento e riducono le occasioni per far emergere la “complessità” (difetto anch’esso non marginale ma relativo: basterà infatti prevedere almeno due prove “sommative” annuali; del resto, se è vero che interrogare su tutta la Prima guerra mondiale fa emergere ragionamenti complessi, nulla impedisce che la complessità emerga ragionando sulle sole cause del conflitto o su un film);
– chi ha avuto una valutazione nella collaborativa precedente può decidere di studiare poco o per niente in vista di quella successiva, il che rende meno proficui i suoi apprendimenti e l’interazione in gruppo (è il difetto più insidioso, ma può essere attenuato ricordando e dimostrando alla classe che, proprio perché sono verifiche formative, chiunque può essere chiamato nella fase plenaria; del resto, in tal senso, l’interazione in gruppo ha proprio lo scopo – formativo e collaborativo – di permettere a chi non ha voluto o potuto prepararsi adeguatamente di misurarsi con l’argomento della lezione precedente);
– stante la possibilità di compensare una preparazione non (del tutto) adeguata, c’è chi penserà di “sfangarla” avvalendosi delle conoscenze e delle competenze altrui (altro difetto insidioso, che si può attenuare strutturando il test in modo che la quantità e la qualità dei quesiti/item siano tali da non essere affrontate in modo del tutto proficuo – neppure in gruppo – senza una preparazione quanto meno essenziale; del resto, a tal proposito, è bene lasciare che il gruppo rifletta autonomamente sul contributo, costruttivo o non costruttivo, fornito da chi lo compone).

Bilancio tra pregi e difetti
A opinione di chi scrive (di nuovo ça va sans dire), il bilancio tra pregi e difetti è di gran lunga favorevole ai primi. Le collaborative infatti:

– coinvolgono l’intero gruppo classe in un numero molto maggiore di attività didattiche;
– offrono all’intera classe, e non a una piccola parte, l’occasione di misurarsi con i propri apprendimenti e di migliorarli;
– prevedono una preparazione gestibile in un pomeriggio, con eventuali compensazioni in classe;
– (di conseguenza) lasciano spazio alla preparazione (formativa) di un’altra materia e al tempo libero;
– riducono, salvo situazioni specifiche, il ricorso alle verifiche programmate;
– (di conseguenza) riducono i rischi di uno studio sommativo frettoloso e, dunque, poco proficuo;
– migliorano le capacità relazionali e collaborative;
– riducono l’ansia da prestazione, stemperata nella discussione in gruppo;
– sono inclusive, perché consentono l’interazione tra tutto il gruppo classe più volte l’anno.

Le verifiche formative collaborative sono dunque oggettivamente vantaggiose sia in termini didattici che relazionali, e se bilanciate con altre tipologie di prove (sommative, su piattaforma, autentiche, ecc.) sono gestibili e favoriscono il raggiungimento di obiettivi a medio e a lungo termine.

Conclusioni
Gli studenti e le studentesse detestano le verifiche.
Le detestano perché implicano lo studio a casa finalizzato alla valutazione.
Non mi illudo: probabilmente detestano anche le collaborative. Ma forse, o almeno così emerge nei questionari di fine anno, le detestano meno di altre forme di verifica.
In ogni caso, stando a quanto emerge nello scrutinio di fine anno, con le collaborative le studentesse e gli studenti (tutti) apprendono di più e in modo più sereno.

[1]Su questo e su altri vantaggi delle verifiche formative rispetto a quelle sommative si veda  L. Greenstein, La valutazione formativa, UTET, 20232, pp. XXIV-XXV, 14-15.

*Docente di scuola superiore di secondo grado e membro del Coordinamento per la Valutazione Educativa “Aldo Visalberghi” di Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Forgot Password