Le sfide del nuovo anno: ripensare il futuro, coinvolgere gli studenti

I rapporti che la scuola come istituzione instaura nella società non possono non risentire dell’habitat, che la circonda. Agli inizi degli anni ‘70, il dibattito politico riuscì a focalizzare i propri interessi sulla cosiddetta stagione degli organi collegiali, che portò a rendere centrale il tema della scuola e della sua riforma. Mentre era Ministro della Pubblica Istruzione Franco Maria Malfatti dal 1973 al 1978, la legge delega 477/1973 e i decreti attuativi del 1974 introdussero le elezioni degli organi collegiali, che suscitarono l’entusiasmo degli studenti e delle loro famiglie. Da tempo, ma ancora di più oggi, gli studenti, in veste di eletti negli organi collegiali di istituto vivono con disincanto queste funzioni. È stato avviato il dialogo/confronto con alcuni studenti rappresentanti, per cogliere i loro punti di vista su eventuali cambiamenti, che possano rendere più efficaci tali esperienze per la loro crescita culturale ed umana. Ne abbiamo parlato in un articolo di Pietro Panzarino pubblicato nel numero di febbraio di Tuttoscuola.

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Queste sono due opinioni, che sintetizzano il loro sentiment:

“Gli studenti rappresentanti di istituto non incidono particolarmente nella realtà d’istituto, in quanto si occupano prevalentemente dell’organizzazione di feste d’istituto”.

“La realtà scolastica nella quale sono inserito risulta oggigiorno particolarmente contestata”.

Appare sostanzialmente unanime la convinzione della rappresentanza studentesca, secondo cui la loro esperienza istituzionale a livello di singolo istituto superiore, nei consigli di classe e di istituto, viene vissuta senza entusiasmo, perché le loro esigenze non incidono nelle quotidianità scolastica.

Emblematicamente, a partire dall’anno scorso, gli interessi più significativi degli studenti, a più riprese, si sono incentrati sulla sostenibilità dell’ambiente: Greta Thunberg si è resa paladina, quasi una nuova “pulzella” dei nostri tempi, alla stregua di Giovanna d’Arco. In base a questa premessa alcuni studenti hanno compilato un questionario, da cui si evincono alcune considerazioni, che si possono rappresentare con questo decalogo:

1) la realtà scolastica nazionale, secondo i dati raccolti dall’ Ocse – Pisa, è deludente: l’Italia, su un totale di trenta Stati coinvolti, si colloca al 23esimo posto per l’efficienza dell’istruzione;

2) per risalire di posizione in tale classifica, è necessario valorizzare e dare spazio nel contesto classe agli interessi/inclinazioni d’ognuno;
3) bisogna incrementare il numero di ore dedicate ai momenti di dibattito; 
4) ogni verifica/interrogazione deve essere un’occasione di crescita. Tante volte capita che un alunno non comprenda appieno il significato di un voto: sarebbe utile che ogni giudizio fosse attribuito con un commento da parte dell’insegnante.  Più volte è capitato che qualche compagno fosse intimorito nel chiedere all’insegnante la giustificazione di un esito, lasciandolo nel dubbio su quale aspetto della prova potesse essere migliorato;
5) tutto questo avviene in un contesto, in cui non vengono colte le difficoltà umane e scolastiche degli studenti;
6) molti insegnanti pensano, quasi si illudono, che ogni ragazzo abbia raggiunto un certo grado di maturità e fiducia verso se stesso e la realtà, mentre essi nutrono ancora  paure e ansie nei confronti degli insegnati e dell’ambiente scolastico in  generale;
7) il più delle volte questo si ripercuote anche sul rendimento e nelle relazioni con i compagni, dal momento che ci si può sentire inferiori e inadeguati;
8) alcune scelte didattiche sono  eccessivamente ponderate sulla base di quanto esse siano attinenti/utili all’ Esame di Stato;
9) bisogna proporre attività e approfondimenti (dibattiti, laboratori informatici, di economia, di attualità) che, pur distanti dalle richieste dell’esame, risultino utilissime per il nostro futuro, si tratta, comunque, di momenti di formazione, obiettivo primo della scuola;
10) come provocazione, il primo tema d’ italiano, per tutti, cominci così: “Come pensi che la scuola possa essere più efficiente?”.

Anche le indicazioni della Consulta studentesca provinciale, insediatasi a metà dicembre e, quindi, con notevole ritardo, rispetto all’inizio e a pochi mesi dalla conclusione dell’anno scolastico, che lasciano intravvedere spunti interessanti, per introdurre interventi significativi, anche per una revisione sostanziale, rispetto ai decreti delegati del 1974, ossia 45 anni fa.

I tempi moderni esigerebbero interventi radicali, che arricchiscano l’offerta formativa scolastica. 

All’interno di questa proposta hanno indicato queste attività: sport, GDA (giornata dell’arte), comunicazione, arte e musica, comunicazioni, cittadinanza attiva e sostenibilità: trasporti, edilizia e ambiente. Uno dei limiti maggiori del sistema scolastico italiano riguarda, comunque, la rigidità del gruppo classe.

Alcune esperienze vissute all’interno dell’autonomia scolastica, “contrattata” con la dirigenza, sono risultate particolarmente efficaci, come proposte “creative e formative”. Sulla base di tali esperienze, il tempo scolastico potrebbe essere suddiviso in due sottosistemi:

– quello “ordinamentale”, gestito a livello nazionale;
– quello dell’autonomia, per coltivare gli interessi degli studenti, con un monte ore variabile: due ore settimanali per il biennio e tre per il triennio?

Sulla base di alcune esperienze già effettuate, durante il tempo dell’autonomia, organizzato a livello di singolo istituto, è stato interrotto il gruppo classe e si sono creano nuove aggregazioni, in funzione dei contenuti, proposti dai singoli istituti.

Per lasciare intravvedere questa ipotesi, si potrebbe fare riferimento a quello che accade agli studenti, che non si avvalgono dell’insegnamento della Religione. 

Naturalmente le scelte di fondo, per il tempo dell’autonomia, devono essere adottate dagli organi istituzionali, collegio docenti e consiglio d’istituto. Per riflettere sulle esigenze degli studenti, è programmato per la primavera un convegno, in cui gli studenti trevigiani possano dibattere. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita all’interno del numero di febbraio di Tuttoscuola.

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