Le nuove Indicazioni tra personalizzazione e standardizzazione

Il ministro Fioroni, com’è noto, nutre una certa diffidenza nei confronti delle nuove tecnologie, e nella conferenza stampa di presentazione delle nuove Indicazioni nazionali per il primo ciclo, non ha perso l’occasione per ironizzare sulle “tre i” della riforma Moratti, partendo dalla “i” di Internet (“una operazione di marketing“, l’ha definita). Meglio puntare sulla concretezza della carta stampata – le centinaia di migliaia di opuscoli in arrivo nelle scuole – e anche su quella delle discipline tradizionali, italiano e matematica, storia e geografia.
E per ribadire la sua fiducia non solo nelle discipline, ma anche nella didattica tradizionale, ha contrapposto agli impalpabili “progetti e progettini” fioriti all’insegna dell’autonomia delle scuole la solidità della grammatica e della sintassi, e quella delle “tabelline“.
Già nella scorsa legislatura, di fronte alle prime versioni delle “Indicazioni nazionali“, allora curate da Giuseppe Bertagna, ci fu una forte richiesta (accolta) di inserire riferimenti espliciti alla grammatica e alla sintassi, per evitare che l’enfasi posta sulla flessibilità e sulla personalizzazione dei piani di studio facesse venir meno la solidità di questi riferimenti.
Questi richiami ai saperi di base tradizionali (“Back to basics“) tornano ciclicamente, in molti Paesi europei, e l’Italia non fa eccezione. Ma va notato che le nuove Indicazioni sono “per il curricolo” e non più “nazionali“. La modifica sta a sottolineare il carattere appunto indicativo, e non prescrittivo per le scuole e gli insegnanti (le Indicazioni di Bertagna erano prescrittive), del documento. Bisogna capire meglio, a questo punto, come possano conciliarsi il carattere indicativo delle Indicazioni, ispirate al rispetto della persona e della sua individualità irripetibile, e il forte richiamo del ministro a conoscenze e competenze certe, ben definite, in qualche modo standardizzate.
Il ministro ha voluto precisare che le sue Indicazioni sono un documento aperto a progressivi assestamenti che potranno avere luogo nell’arco di due anni, anche se questo non significa, ha aggiunto, che non si debbano da subito perseguire gli obiettivi di miglioramento dell’insegnamento e apprendimento delle competenze di base, soprattutto di quelle relative alla lingua italiana e alla matematica. Ma occorrerà trovare un punto di sintesi tra personalizzazione e standardizzazione, un problema, peraltro, assai complesso, oggetto di dibattito in molti altri Paesi. E va considerato che la conoscenza delle “tabelline“, in fin dei conti, corrisponde a uno standard…