Le letture del ministro Gelmini

Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei… Più di un servizio giornalistico ha parlato delle letture cui Mariastella Gelmini si sta dedicando da quando è diventata ministro dell’istruzione. Ne indichiamo qualcuna, anche per trarne qualche indicazione sul retroterra culturale che ispira le sue scelte di politica scolastica.

La prima lettura, probabilmente suggeritale da un editoriale “scolastico” di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera, è il testo di Roger Abravanel, citato dal ministro nelle due dichiarazioni in Parlamento, “Meritocrazia. 4 proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto”. La seconda di queste proposte riguarda la costituzione di un sistema di test standardizzati, sul modello del “SAT Reasoning Test” in uso negli Stati Uniti. Uno strumento oggettivo per valutare le performance degli studenti, ma anche delle scuole e degli insegnanti.

Una seconda lettura, attribuitale da Martino Cervo in un articolo su Libero dello scorso 3 settembre, è uno studio svolto da un giovane ricercatore tedesco, Ludger Woessmann, sul rapporto tra spesa per l’istruzione e qualità della stessa. Il rapporto, che parte dall’analisi della situazione tedesca (le diverse politiche attuate nei 16 laender) e si estende poi ai Paesi dell’OCSE, mostra che non c’è una correlazione positiva tra aumento della spesa e aumento della qualità. Altre sono le determinanti della crescita della qualità: la centralizzazione degli esami, lo sviluppo di buone scuole private, una maggiore autonomia delle scuole nella gestione dei curricoli (“reduced tracking“).

Dall’intervista alla Gelmini di Terry Marocco, pubblicata nel numero di Panorama in edicola, si apprende infine che il ministro tiene “sottobraccio” il libro di Adolfo Scotto di LuzioLa scuola degli italiani“, pubblicato dal Mulino, nel quale si sostiene – e Gelmini condivide – che il punto debole della scuola italiana è la scuola media. “Va rivista e penso che si debba partire da lì“, dice il ministro.