Le lentezza delle procedure frena la normalizzazione al Miur

Continua la lunga marcia dei regolamenti “invisibili” che già stanno producendo effetti rilevanti sul piano ordinamentale ed organizzativo del sistema educativo. Anche l’ultima settimana si è chiusa con un nulla di fatto in termini di pubblicazione in Gazzetta ufficiale di atti di rilevanza istituzionale e organizzativa per il ministero dell’istruzione.

E di atti importanti che attendono la loro entrata in vigore per dispiegare piena efficacia anche con rilevanti interessi su altre attività amministrative ce ne sono diversi.

Manca a tutt’oggi il provvedimento formale di nomina dei tre capi dipartimento del Miur, designati dal Consiglio dei ministri il 27 marzo scorso, cioè 45 giorni fa. Non si tratta di un provvedimento di poco conto, perché da quello dipendono, a quanto sembra, le nomine e le conferme di tutti i direttori generali regionali e centrali (tutte pronte, a quanto si dice), in mancanza dei quali sono sospesi diversi adempimenti amministrativi importanti.

Mancano anche i due regolamenti di attuazione della riforma Gelmini, quello sul riordino del primo ciclo di istruzione e sulla razionalizzazione della rete scolastica, adottati dal Consiglio dei ministri il 27 febbraio scorso, cioè 76 giorni fa, e promulgato dal Capo dello Stato il 20 marzo successivo, cioè 38 giorni fa.

Quei regolamenti, tra l’altro, conferiscono piena legittimità ad altri atti importanti di attuazione della riforma, tanto è vero che la Cgil-scuola ha impugnato sia la circolare per le iscrizioni (n. 4/2009) che quella sugli organici (n. 38/2009) perché, a suo giudizio, sarebbero prive di efficacia giuridica.

C’è infine il regolamento sulla valutazione adottato dal Consiglio dei ministri in prima lettura il 13 marzo scorso (30 giorni fa) e in attesa del parere del Consiglio di Stato. Un ritardo di entrata in vigore potrebbe complicare, in parte, la regolare conclusione dei prossimi scrutini finali.