Le imprese pagheranno gli stages?

Gli industriali che hanno salutato positivamente la proposta Moratti di introdurre per gli studenti della secondaria l’alternanza scuola-lavoro (art. 5 del testo che il governo deve approvare) saranno anche disposti a spendere qualcosa per favorire i periodi di tirocinio e stage presso enti o imprese?
Ad esprimere la soddisfazione del mondo delle imprese per la proposta di riforma della scuola era stato, tra gli altri, Claudio Gentili, dirigente dell’area della Formazione della Confindustria, al convegno nazionale dei “Poli qualità” a Nola (NA), organizzato dalla Direzione scolastica regionale per la Campania dal 14 al 16 gennaio.
Nel corso dello stesso convegno – “Progetto Qualità e Sviluppo locale nelle Regioni meridionali” – il prof. Renato Di Nubila, docente dell’Università di Padova e tra i maggiori esperti del settore, ha tuttavia criticato l’idea ministeriale di porre a carico delle aziende un contributo per gli stages dei ragazzi, anche se sotto forma di borse di studio.
L’idea del contributo, ha precisato il docente, pur apprezzabile nel merito perché corrisponde anche alla prestazione che gli studenti in stage forniscono alle aziende, è impraticabile allo stato attuale. Le imprese – ha sottolineato Di Nubila sulla base della propria esperienza in materia, collaudata in diverse regioni italiane e soprattutto nel Nord-Est – non accetteranno di spendere un euro per favorire gli stages e i tirocini formativi dei ragazzi.
Occorrerà dunque tempo perché maturi una nuova cultura del rapporto scuola-lavoro nel mondo delle imprese. Ne tenga conto il MIUR se vuole evitare un flop su un’idea che merita certamente di essere sviluppata.