L’Avvocatura getta la spugna davanti ai ricorsi dei precari

Verranno discussi nei prossimi mesi davanti ai giudici del lavoro migliaia di cause avviate un anno fa dal Codacons con una class action contro il Miur a favore dei precari della scuola.

Secondo i dati diffusi a suo tempo, sono più di 17 mila i precari che con quella azione giudiziaria chiedono la trasformazione a tempo indeterminato del loro rapporto di lavoro (con relativi arretrati).

Altre decine migliaia di precari, tramite organizzazioni sindacali, hanno presentato ricorsi individuali con le stesse rivendicazioni. In tutto sarebbero almeno 40 mila le cause che pendono come macigni sul Miur.

Le azioni giudiziarie della class action sono state avviate formalmente nel dicembre scorso, ma, e qui sta la novità, l’Avvocatura dello Stato, chiamata a difendere l’Amministrazione scolastica, ha preferito non caricarsi di questo onere giudiziario, avvalendosi di una possibilità offerta dalle disposizioni contenute nel decreto legislativo 165/2001.

Trattasi di controversia relativa a rapporto di lavoro – scrive l’Avvocatura – per la quale codesta P.A. può stare in giudizio avvalendosi di propri funzionari”. “Considerata la natura della presente controversia – prosegue – ritiene di non dover assumere direttamente la trattazione della causa”.

È sorprendente quel “considerata la natura delle presente controversia”, che sembrerebbe alludere ad una controversia giuridica di scarso rilievo, tanto da rendere superflua la discesa in campo dell’organo supremo cioè dell’Avvocatura, che ha come fine istituzionale la difesa in giudizio della Pubblica Amministrazione. Una rinuncia che testimonia una sottovalutazione della portata della questione, che in caso di esito sfavorevole del giudizio potrebbe avere forti ripercussioni non solo economiche anche di valenza politica.

Ma chi sono i funzionari pubblici che dovrebbero, da soli, affrontare la causa? I direttori generali scolastici regionali e i dirigenti scolastici firmatari dei contratti di lavoro a tempo determinato ora impugnati.

Direttori generali e dirigenti scolastici a mani nude, senza l’assistenza giuridica delle avvocature distrettuali, sono chiamati a difendere personalmente i provvedimenti dell’amministrazione nelle controversie giurisdizionali, in condizioni di evidente inferiorità anche sotto l’aspetto dell’esperienza professionale, aprendo la strada al quasi sicuro successo della class action.

Il Codacons ringrazia. E il ministro Profumo?