Lavoro minorile e dispersione scolastica, è allarme

Il XXXVII Rapporto sulla situazione sociale del paese 2002, presentato dal Censis il 5 dicembre scorso, ha scelto un titolo eloquente – adolescenza rubata – per rappresentare la situazione dei giovanissimi italiani allo sbando. “Nel nostro paese – afferma il Censis – c’è un cospicuo numero di ragazzi che, pur avendo una famiglia e una casa, trascorre intere giornate per la strada lavorando o vagabondando.
In queste situazioni di estremo disagio, in cui la precarietà economica si intreccia con l’assenza di controllo sociale, si palesa il rischio di devianza. Nel 2002 i minori denunciati all’autorità pubblica sono stati 15.946; 452 sono, invece, i minori presenti a fine anno negli istituti penali, mentre 14.044 sono i ragazzi presi in carico dai servizi sociali.
In un contesto relazionale e sociale debole, i ragazzi più vulnerabili sono sottoposti a diverse forme di sfruttamento: 144.285 minori di 14 anni svolgono attività lavorative – e di questi 31.500 sono impegnati in attività lavorative corrispondenti a vere e proprie forme di sfruttamento.
Un altro indicatore di disagio giovanile è il tasso di dispersione scolastica: ogni anno la scuola superiore italiana perde per strada 250 mila studenti, 50 mila per ogni anno del quinquennio.
Nella fascia dell’obbligo la dispersione è minore: nelle elementari il tasso di dispersione è dello 0,08%, pari a 2.012 alunni in valore assoluto, mentre nelle medie inferiori il tasso sale allo 0,31%, pari a 5.274 alunni.
Una constatazione finale del Censis che sembra un’invocazione di aiuto verso la scuola: i comportamenti antisociali dei minori si manifestano, soprattutto, quando la famiglia naturale è assente o non è in grado di garantire un sostegno educativo.