L’Andis contro il preside elettivo

“A qualcuno piace … eletto?” La domanda se la pone Gregorio Iannaccone, presidente dell’Andis (Associazione nazionale dirigenti scolastici), che prende posizione contro l’ipotesi, riproposta recentemente in un convegno nazionale promosso dalla Gilda degli insegnanti, che il preside sia eletto dal Collegio dei docenti. Ipotesi (colpevolmente, secondo l’Andis) presa in considerazione dal sottosegretario Toccafondi.

Ma “un’elezione a suffragio universale potrebbe magicamente risolvere tutti i problemi della categoria e della scuola italiana?, si chiede Iannaccone, che ricorda che “circa una quarantina

d’anni fa la proposta già circolava, mieteva un certo consenso negli ambienti dell’estremismo sindacale, laico e cattolico”.

Oggi però “I dirigenti scolastici, o presidi che chiamar li si voglia, sono letteralmente abbandonati al loro destino, sono mal pagati, mal reclutati, mal valutati” e “Ad anno scolastico appena malamente iniziato, con docenti che ancora mancano nelle classi, personale che cambia e ricambia sede, i dirigenti sono già stremati di proprio perché le scuole sono diventate più grandi, e rimangono insicure”.

E in questa situazione, si chiede il presidente Andis, “noi possiamo permetterci il lusso di pensare ai presidi elettivi?” Il governo, fa notare Iannaccone, sembra andare in direzione opposta: “Ci permettiamo di ricordare al sottosegretario Toccafondi che il Governo di cui fa parte, con il DECRETO-LEGGE N. 104 DEL 2013, (il pacchetto “L’istruzione riparte”) recante misure urgenti in materia di ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA ha previsto che il reclutamento dei Dirigenti Scolastici si realizzi mediante corso – concorso, bandito annualmente per tutti i posti vacanti e gestito dalla Scuola Nazionale di Amministrazione. Siamo un Paese che va lontano: mentre è in discussione la conversione di un decreto legge,  se ne immagina già la disapplicazione, prima ancora della sua applicazione…”

Una presa di posizione netta e dura contro l’ipotesi del preside elettivo (peraltro poco diffusa nel mondo, al di fuori della penisola iberica), considerata non idonea a risolvere i problemi della governance delle istituzioni autonome.

Problemi peraltro, andrebbe aggiunto, di grande ed evidente rilevanza, sui quali occorrerebbe riflettere e discutere senza pregiudizi.