L’aggiornamento dei docenti torna ad essere facoltativo?

Tra le tante novità contenute nel decreto legge 104 “L’istruzione riparte” avevamo salutato con piacevole sorpresa quella sulla natura dell’aggiornamento degli insegnanti, di cui l’articolo 16, comma 1 disponeva l’obbligatorietà.

I sindacati di categoria, con toni diversi per intensità ma simili nei contenuti, avevano ancora una volta difeso soltanto il diritto alla formazione in servizio del personale, respingendone qualsiasi forma di obbligo.

Non c’era alcuna voglia sindacale di ritornare ai tempi lontani (decreti delegati di quasi 40 anni fa) che disponevano l’aggiornamento come diritto-dovere. I Contratti nazionali di lavoro avevano da tempo disapplicato quella norma sul dovere della formazione, limitando la partecipazione alle iniziative di aggiornamento come semplice facoltà del singolo di aderirvi.

Ne sanno qualcosa i dirigenti scolastici che, quando ottengono la delibera del collegio dei docenti per una iniziativa formativa all’interno del proprio istituto, faticano non poco per ottenerne la partecipazione effettiva di molti (quasi mai di tutti), a causa della facoltatività prevista dal CCNL.

Il ministro Carrozza ha avuto il coraggio di sfidare il sindacato, reintroducendo l’obbligo della formazione nel ‘suo’ decreto legge per rilanciare la scuola.

Al Miur, però, da diversi giorni, prima ancora di conoscere gli emendamenti al testo del DL, corre voce che l’obbligo formativo non passerà, perché sgradito alla maggioranza dei partiti (forse influenzati dalla pressione sindacale).

La richiesta di cancellare l’obbligo è stata inserita in un emendamento del M5S che, a questo punto, dovrebbe avere il consenso di tutti (con la sola esclusione di Scelta civica).

Se sarà così, con l’obbligo formativo depennato, riteniamo che si perderà un’occasione importante per contribuire a qualificare l’offerta formativa nel pieno esercizio dell’autonomia.