La terza via di Trellle

Nel corso di un recente dibattito televisivo su Repubblica on line, il presidente di Trellle, Oliva, ha riconfermato e chiarito la linea suggerita dalla sua associazione per riformare il sistema di istruzione: meno insegnanti e più soldi per loro e per la scuola.
La ricetta è semplice: a confronto dell’Europa ci sono troppi insegnanti in Italia; occorre gradualmente ridurne il numero, bloccando parzialmente il turn over e reinvestendo i risparmi così ottenuti in retribuzioni adeguate.

Si tratterebbe di una forma di autofinanziamento che consentirebbe anche, oltre agli stipendi ben più alti degli attuali, di premiare il merito professionale, arricchire la strumentazione didattica, mettere in sicurezza gli edifici scolastici.

Come si vede, quella di Trellle è una terza via, rispetto a quella che intende praticare l’anima rigorista della finanziaria (risparmi fini a se stessi) e quella della scuola come risorsa occupazionale e volano per il superamento del precariato con interventi di risparmi di sistema.
La terza via dell’autofinanziamento proposta da Trellle ha tuttavia un limite, per superare il quale occorrerebbe anche mettere mano all’orario di servizio degli insegnanti.

Se venisse infatti praticata la riduzione degli organici degli insegnanti, si dovrebbe ridurre parallelamente e conseguentemente il numero delle classi funzionanti, ma, visto che non si prevede per diversi anni un contestuale calo del numero degli studenti, le classi rimanenti finirebbero per affollarsi notevolmente, con evidente danno per la qualità dell’offerta formativa.

Per mantenere o possibilmente migliorare i livelli attuali di erogazione del servizio, disponendo di meno insegnanti, si dovrebbe chiedere loro di lavorare meglio e di più.