La scuola disegna il futuro: un inno a come dovrebbe essere la scuola italiana

Un convegno sulla pedagogia attiva per combattere la dispersione scolastica, anzi, un “inno a come dovrebbe essere la scuola italiana”. Parole di Domenico Chiesa, docente del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti e tra i relatori di spicco dell’incontro “La scuola disegna il futuro”. L’appuntamento è per venerdì, 6 ottobre dalle 8.30 alle 13.30, al Centro San Gaetano di via Altinate, a Padova, dove il progetto verrà presentato ufficialmente (info e iscrizioni gratuite su www.fondazionesanzeno.org).

«La scuola è l’esperienza pubblica più importante che si presenta a bambini e adolescenti – spiega Chiesa – noi insegnanti abbiamo il dovere di ridisegnarla con l’aiuto di famiglie e territorio. Il progetto lavora in maniera consistente in questa direzione». Il convegno, organizzato dall’Ufficio Scolastico della Regione Veneto in collaborazione con la Fondazione San Zeno di Verona, propone alcune pratiche pedagogiche innovative volte a diminuire la dispersione scolastica soprattutto tramite la pratica laboratoriale all’interno del curricolo, con l’intervento di figure professionali che si affiancheranno ai docenti.

«La dispersione scolastica sembra in calo – prosegue l’insegnante del Cidi – ma io considero persi anche gli alunni che, pur continuando a frequentare le lezioni, non ricevono nulla dalla scuola che permetta loro di diventare cittadini attivi. L’ambiente scolastico nell’immaginario comune è visto come un luogo di fatica, noi dobbiamo ribaltare questa immagine e trasmettere ai bambini l’idea che la scuola è un luogo importante e bello. I bambini guardano ogni novità con entusiasmo, dobbiamo essere capaci di sfruttare questo entusiasmo, rendendo la scuola un vero luogo di vita».

Durante il convegno interverranno anche Michele Aiello e Stefano Collizzolli, documentaristi dell’associazione culturale Zalab ed esempio concreto di esperti che collaborano con gli insegnanti durante le ore di lezione, seguendo il modello proposto dal progetto: «Vogliamo rinnovare un programma scolastico troppo legato all’insegnamento frontale – spiega Aiello – gli alunni devono essere più presenti e attivi nella realtà quotidiana. Credo che un approccio simile possa dare la giusta dignità al pensiero infantile, rendere i bambini davvero protagonisti insieme agli insegnanti. Sogno una scuola che porti in classe artigiani e contadini, immagino una scuola che dialoghi con il quartiere o il paese che la circonda». E, intanto, i primi passi in questa direzione sono stati compiuti.

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