La Scuola della Nazione

Con il discorso di chiusura della kermesse della Leopolda e  con l’ingresso parallelo e convergente di esponenti di altri partiti, come quello di Gennaro Migliore (ex Sinistra e Libertà) e Andrea Romano (ex Scelta civica) nel Pd di Matteo Renzi va prendendo forma e consistenza il progetto di fare del Pd quel partito ‘a vocazione maggioritaria’ che qualche anno fa era stato teorizzato da Walter Veltroni ma che poi era naufragato non tanto per l’insuccesso nelle elezioni del 2008 (vinte da Silvio Berlusconi alla guida di una coalizione composita e rissosa) quanto per il permanere all’interno del Pd di tutte le nomenklature legate alle diverse provenienze.

Solo con l’avvento di un reale ‘rottamatore’ come Renzi ha dimostrato di essere, e di una nuova classe dirigente, non legata ai miti e ai riti del passato, si è potuta verificare quella discontinuità che ha consentito al Pd di apparire all’elettorato come un soggetto nuovo, proiettato avanti, e non come l’erede di una storia di sconfitte.

Operazioni come quella degli 80 euro per dieci milioni di lavoratori a basso reddito o l’assunzione di 150.000 precari della scuola, dopo decenni di chiacchiere e rinvii, sono apparse come fatti concreti, “qualcosa di sinistra”, per dirla alla Moretti, e nello stesso tempo elementi di un disegno di riaggregazione sociale, di affermazione di un’idea di equità che interessa trasversalmente grandi numeri di lavoratori a prescindere dalla loro appartenenza politica o sindacale.

In questo senso va letta, a nostro parere, anche l’operazione ‘La Buona Scuola’, che si colloca non sul terreno delle riforme di ordinamento, sul quale hanno fallito i vecchi partiti, di destra e di sinistra, ma su quello del rilancio dell’immagine e del prestigio sociale della scuola e dei suoi insegnanti (“loro salveranno l’Italia” ha scandito con convinzione Renzi concludendo la tre giorni di Firenze), che sono al servizio non di questa o quella maggioranza di governo, ma della Nazione. Certo, dichiarare questi intenti senza mettere in campo adeguate risorse (esiguo il miliardo di euro stanziato con il progetto di legge di stabilità) e senza aver indicato convincenti criteri di attuazione (i provvedimenti attuativi verranno con le modifiche che saranno apportate sulla base degli esiti della consultazione) sembra operazione spericolata, “alla Renzi”. Ma certamente importante, strategica, di svolta. Insomma, da incoraggiare.