Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

La scuola del dialogo è possibile?

di Carla Sacchi

13 Ottobre, ancora Torino, quarta conferenza internazionale sulle pratiche dialogiche, Getting closer, Towards the human alliance, organizzato dall’Istituto Universitario Salesiano di Torino.

Il programma, come per tutte e tre le giornate, prevede conferenze e dialoghi tra relatori, workshop e lavori di gruppo. Gli argomenti spaziano dalla natura del dialogo da un punto di vista puramente linguistico, alla protezione dei minori affrontata con l’approccio dialogico. Quando il relatore di turno Brenda Froyen prende il microfono, l’attenzione della platea viene subito catturata da questa donna carismatica, dinamica nella gestione degli spazi, coinvolgente nella narrazione e toccante nei contenuti. Brenda Froyen è stata insegnante di didattica in Olanda, dopo aver studiato Filologia Germanica. Quello di cui parla oggi è un altro tipo di esperienza: dopo la nascita del suo terzo figlio ha sofferto di una forte psicosi post-parto che l’ha portata in vari ospedali psichiatrici, a vivere in celle di isolamento, legata e sedata come prevede la procedura belga. Brenda racconta di quanto l’assenza del dialogo abbia aggravato il suo stato. Nessuno era disposta ad ascoltare, a capire quanto fosse innaturale separarla da un bambino appena nato e privarla della possibilità di allattarlo, perché sottoposta a pesanti protocolli farmacologici. Completamente guarita, ha ripreso a lavorare e ha scritto un libro, parlando della sua esperienza, criticando severamente il sistema delle cure per le malattie mentali in Belgio, interrogandosi sull’ipermedicalizzazione, sull’uso delle misure coercitive e la privazione del supporto della famiglia. Il racconto di Brenda è commovente, trattato con grande ironia, l’intervento sfora i rigidi tempi che un congresso dovrebbe rispettare, ma colleghi e audience sono tutti lì, in pochi prendono appunti, è un flusso che devi seguire, che ti tiene incollato. L’intervento termina con un lunghissimo applauso.

Brenda è una docente e ha parlato dei danni provocati dall’assenza di dialogo nell’ambito psichiatrico, ma questo può avere un significato anche se contestualizzato in ambito scolastico?

Ne parliamo in una pausa dei lavori, ma non è un’intervista, si rompono gli schemi: non c’è chi pone la domanda e chi risponde, è un dialogo tra due donne, due mamme, due insegnanti. Sono interessata a quanto la sua esperienza personale di assenza di dialogo l’abbia cambiata sul lavoro nel rapporto con gli studenti. “Dietro ogni ragazzo c’è una storia da conoscere, che emerge se ti poni in ascolto attento e responsabile. L’assenza di dialogo può incidere sul perdurare di alcuni comportamenti problematici dei ragazzi a scuola; ma questi comportamenti nascondono qualcosa. Il ruolo dell’insegnante è davvero importante! Ascoltiamo cosa ci dicono questi studenti e cogliamone il significato più profondo. Sono cambiata, anche nel modo di valutare, supporto emotivamente i ragazzi e offro maggiori opportunità di recupero. Io credo nel valore della scuola e penso che possa fare la differenza. Io stessa ho molto per cui ringraziare la scuola”

Tra le domande che Brenda ha lasciato a noi corsisti per riflettere, alcune credo siano stimolanti anche per noi docenti: si può ascoltare davvero quello che ci viene detto se ci fermiamo solo al come ci viene detto? Esiste ancora un dialogo se si pretende di dare risposte? C’è dialogo se permane l’asimmetria? Ci può essere un dialogo tra pensieri differenti?

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