La scuola ci salverà

Non c’è il punto interrogativo. Dacia Maraini ne è sicura: La scuola ci salverà (Corriere della Sera-Solferino, Milano, 2021), distribuito da pochi giorni in libreria e nelle edicole, è il titolo del libro che la scrittrice ha voluto dedicare alla scuola in questo momento di difficoltà per il nostro sistema educativo. Ma non si tratta di un saggio legato all’attualità. È piuttosto un’opera letteraria, che affianca a una serie di brevi note pubblicate quasi tutte sul quotidiano milanese nell’arco degli ultimi due decenni (tra il 1999 e il 2020) tre racconti – delizioso quello dedicato a Berah, una bambina immigrata proveniente dalla Tanzania – che parlano delle esperienze scolastiche, ma anche esistenziali, di tre giovani (un uomo e due donne, una è Berah), così importanti nella loro vita.

Nella sua attività giornalistica la Maraini si è spesso occupata di scuola affermandone il ruolo decisivo per il futuro del Paese e incontrando spesso docenti e alunni in occasione della presentazione delle sue numerose opere letterarie. Da questi incontri ha tratto due convinzioni, che emergono nella prima parte del libro, quella più giornalistica: la prima è che gli insegnanti sono molto migliori dell’immagine che l’opinione pubblica ne ha, la seconda è che gli studenti, se solo gli si sa parlare (e molti insegnanti lo sanno fare) “rispondono splendidamente”.

Per questo va accordato credito agli uni e agli altri. Ma per rilanciare il ruolo strategico del mondo dell’istruzione servirebbe un grande investimento non solo economico, scrive la Maraini, ma anche etico ed emotivo: “alla scuola servono fiducia, entusiasmo, amore per il grande potere della conoscenza”. E incontro tra le persone. La scrittrice non prende posizione, almeno in questo libro, nella disputa sulla didattica in presenza o a distanza, ma certamente considera decisivo il dialogo diretto tra gli adulti, inclusi i professori, e i giovani. “La cosa certa”, scrive a conclusione della breve ma intensa nota introduttiva, “è che mi sento a mio agio quando mi trovo con gli occhi immersi negli occhi di un ragazzo o di una ragazza, per una intesa che va al di là dell’occasione, in un mondo ideale in cui le generazioni si commisurano, si riconoscono, si sfidano, e si regalano qualcosa di prezioso”.