La scuola che inizia, l’insegnante che diventa: idee e libri per partire con senso

Per chi come me vive la scuola in modo appassionato e da vicino, settembre non è mai un mese banale. In queste settimane sono in contatto con decine di insegnanti che condividono come me pensieri, preoccupazioni, richieste, desideri.

C’è chi sta lavorando agli ambienti di apprendimento, addirittura pitturando la porta dell’aula che quest’anno conterrà messaggi educativi di speranza e passione, chi invece è preoccupato per quali corsi di formazione scegliere, altri ancora sono alle prese con aspetti normativi e organizzativi. Settembre, per la scuola, non è solo il primo mese dell’anno, ma un concentrato di paure, preoccupazioni, speranze. Settembre è l’inizio degli inizi per eccellenza.

Per qualcuno, questo settembre, sarà anche il primo giorno di scuola visto dall’altra parte, il passaggio da studente o studentesse a insegnante. Una mia amica, qualche giorno fa, mi ha chiesto: da dove comincio? Cosa fare per non sbagliare?

Non nascondo che la domanda mi ha messo in difficoltà. Immediatamente mi sono venute in mente le parole dei ragazzi di Barbiana alla Professoressa che curava i sani e respingeva i malati, il diario di Mario Lodi con le sue riflessioni riguardo a una scuola giusta e democratica, gli insegnamenti di Italo Fiorin, tra i più grandi pedagogisti contemporanei, che ci ricordano il ruolo della relazione didattica. Non ho saputo rispondere concretamente alla questione posta dalla mia amica e giovane insegnante, ma ho preso del tempo per rifletterci.

E così, prima di arrivare a capire da dove iniziare, mi sono fatto un’altra domanda. Mi sono chiesto quali siano i valori e gli orientamenti immancabili per poter insegnare. Cosa serve davvero per fare bene a scuola? Quale scuola costruire? Perché insegnare? Le domande, si sa, generano altre domande.

Prendendo carta e penna ho buttato giù una lista disordinata di parole chiave per l’insegnamento: inclusione, accoglienza, apprendimento significativo, relazione, scuola democratica, presa di coscienza, valutazione formativa, scuola di qualità per tutti. Più che un brainstorming è venuto fuori un manifesto della scuola che vorrei e che, drammaticamente non vedo realizzata, nonostante l’impegno di moltissimi insegnanti.

Ho iniziato così a cercare nella piccola biblioteca che faticosamente conservo in casa libri che incarnassero queste parole e, pur consapevole che sia impossibile fare un elenco che sia contemporaneamente aggiornato e radicato, ho provato a scegliere 10 parole più una, da condividere con chi inizia e (ri) inizia un nuovo anno scolastico.

Fermo restando che la parola apprendimento è rappresentata da tutti i testi riportati, cercherò di definire quale tipo di apprendimento sviluppare, attraverso il libro indicato.

L’apprendimento, in primis, deve essere orientato alla giustizia e all’accoglienza. Il primo libro suggerito per chiunque volesse entrare in aula (fosse la prima, fosse la milionesima volta) non può che essere “Lettera a una professoressa” della Scuola di Barbiana. Nel manifesto che ha segnato generazioni di docenti e anticipato riforme epocali della scuola, il messaggio di un gruppo di ragazzi allontanati dalla scuola solo perché meno abbienti ha ancora una carica esplosiva in grado di muovere le coscienze ed orientare il lavoro degli insegnanti italiani e non solo (il libro è tradotto addirittura in arabo).

Oltre che giusta, dobbiamo lavorare per una scuola che sia democratica. Un libro che racconta l’impegno e la passione di un docente per la costruzione dal basso di una scuola che lo sia fortemente è “Il paese sbagliato” di Mario Lodi, testo imperdibile così come gli altri del maestro di Piadena, che col suo impegno ha contributo nei decenni alla formazione di migliaia di docenti.

Sguardo è la parola che ritroviamo nel bellissimo libro di Franco Lorenzoni “I bambini ci guardano” e insieme a relazione, parola chiave del testo “La relazione didattica, insegnamento e apprendimento nella scuola che cambia” di Italo Fiorin ci aiutano a capire quale siano le attenzioni quotidiani che il docente debba avere per smettere di essere un distributore di conoscenza standard e diventare figure autorevoli e capaci di creare relazioni didattiche sane, significative, autentiche.

A prescindere dall’ordine e grado nel quale insegniamo, non possiamo non pensare all’insegnante come a una figura capace di promuovere e incentivare la creatività e l’immaginazione. Il primo termine lo ritroviamo ne “I cento linguaggi dei bambini” di Loris Malaguzzi e il secondo nell’ imperdibile “Grammatica della fantasia” di Gianni Rodari: sono testi che spingono l’insegnante a riflettere sul proprio ruolo, senza perdere i riferimenti fondamentale del fantastico e del poetico.

Non c’è vero apprendimento se non porta al superamento delle catene dell’ignoranza, del pregiudizio e della schiavitù, morale e materiale. Queste indicazioni le troviamo nel bellissimo libro “La pedagogia degli oppressi” di Paulo Freire, un saggio centrato anche sul ruolo dello studente che lo vede nella tradizionale educazione “bancaria”, come un contenitore passivo, mentre Freire propone invece un’educazione dialogica, basata sulla coscientizzazione critica. L’apprendimento diventa così pratica di libertà e strumento di emancipazione sociale.

L’inclusione e prima di essa l’integrazione scolastica degli alunni con BES, perno e vanto del sistema scolastica italiano, sono trattai nei testi di Dario Ianes “Speciale normalità” e nel documento Falcucci frutto del lavoro della commissione presieduta dalla senatrice democristiana che costituirà poi la base per la legge 517/77 che promuove un’idea di scuola accogliente, aperta, dinamica, democratica.

Non esiste scuola senza valutazione, mentre può benissimo esistere una didattica senza voti. Per comprendere cosa significa valutare in ottica formativa risulta imperdibile il testo di Cristiano Corsini “La valutazione che educa” nel quale l’ordinario di RomaTre illustra in maniera chiara e diretta come costruire una valutazione basata sulla dimensione formativa e volta ad un’idea democratica dell’apprendimento.

L’undicesimo libro, fuori categoria è “Discorsi sulla scuola” di Piero Calamandrei, scelto perché sintesi dei valori democratici e egualitari su cui si fonda la scuola e che non può mancare nelle conoscenze e coscienze deli insegnanti.

Potrei andare avanti per un bel po’ e comunque, non giungere mai a un elenco neanche lontanamente completo. Sono consapevole che mancano moltissime parole e che i libri non citati sono uno sproposito. La richiesta però era da dove partire e non dove arrivare e, da qualche parte si doveva pur iniziare.

L’augurio è quindi di iniziare un nuovo anno, che sia il primo o l’ultimo poco conta, chiedendoci quali siano i valori irrinunciabili per ognuno di noi e, contemporaneamente, aver chiaro quali siano i rischi, nuovi o vecchi poco conta, che minacciano la professionalità degli insegnanti. Per fare tutto questo, i libri suggeriti, probabilmente danno un valido sostegno. Buon anno a tutte e tutti.

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