Stop allo smartphone sotto i 14 anni? Tra vietare e delegare: la difficile strada dell’educare

Sembra quasi una provocazione la raccolta firme lanciata da Daniele Novara e Alberto Pellai, che li vede come primi firmatari, che chiede di vietare gli smartphone prima dei 14 anni e i social prima dei 16.  “Smartphone e Social Media: ogni tecnologia ha il suo giusto tempo. Se è vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola primaria. I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi subiscono due danni: uno diretto, legato alla dipendenza , e uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita.” Inizia così il testo su Change.org al quale hanno aderito decine di attori, pedagogisti, docenti di scuole e universitari. Una platea variegata che sembra unirsi compatta contro l’uso, prima ancora che l’abuso, degli smartphone, convinti che: “È ormai chiaro che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media.” Dopo aver vietato l’uso degli smartphone nella scuola del primo ciclo, limitandone di fatto l’uso al tempo libero, ora sembra che si voglia realizzare una stretta maggiore. Ma il problema è dunque la tecnologia?

“La nostra non è una presa di posizione anti-tecnologica ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”, si legge nell’appello degli esperti.

Se le neuroscienze, così come psicologi e pedagogisti, sembrano spiegare chiaramente i rischi e i potenziali danni anche del semplice uso di smartphone in età troppo tenere, c’è però compatto un fronte di esperti e genitori che sembra schierarsi dall’altra parte della barricata. È bastato girare il link in alcune chat di genitori affinché i toni si scaldassero immediatamente e la divisione tra pro e contro è apparsa subito evidente. Contestualmente sono molti gli esperti di tecnologia che spingono per un uso consapevole di device e connessioni.

Quando diamo in mano ai nostri figli uno smartphone, dobbiamo ammetterlo, stiamo affidando uno strumento utilissimo, ma potenzialmente distruttivo. È vero che i genitori pensano, a volte a ragione, altre no, di controllare chat, siti e app da remoto o dal loro device, ma sappiamo anche non sempre è così e che un controllo totale è impossibile. Il fatto è che abbiamo delegato alcune delle componenti educative agli strumenti tecnologici e vivere senza sembra oggi impossibile. “Il telefono mi serve per vedere quando mia figlia arriva a scuola” oppure “sarebbe l’unico a non stare nel gruppo della classe, si sentirebbe escluso” sono solo alcune delle riflessioni di genitori preoccupati. Ma è davvero così? Forse in alcuni momenti noi adulti di riferimento barattiamo i nostri doveri educativi per un po’ di praticità o semplicemente quieto vivere, dandoci alibi pseudoeducativi che ci aiutano a vivere meglio.

In poche ore la petizione è passata da 20 a più di 5mila firme, sta aumentando certamente, anche se forse meno di altre che abbiamo seguito in passato. Lo smartphone ci fa paura forse, ma ci illudiamo di controllarlo perché ci fa incredibilmente comodo e noi per primi ne siamo, chi più chi meno, dipendenti (se preferite molto, molto legati). Il vero nodo della questione è che legame abbiamo con i nostri figli, se siamo cioè, nonostante la loro adolescenza, o in alcuni casi preadolescenza, autorevoli ai loro occhi e capaci di ricevere fiducia, oltre che darla. Se deleghiamo il nostro rapporto a strumenti tecnologici – negli anni ’90 era la televisione, oggi internet – nessun controllo ci potrà garantire che i nostri figli riusciranno a cavarsela davanti alle difficoltà che l’uso di smartphone comporta (esclusione da gruppi di WhatsApp, adescamento on line, liti, approcci inadeguati). Se siamo incapaci di staccarci da questi strumenti, difficilmente i nostri figli potranno farlo, con la differenza che il livello di vulnerabilità degli under14 è molto più elevato.

Non credo sia possibile, anche legalmente, vietare l’uso dei cellulari prima dei 14 anni, mentre sarebbe più facile, ma anche altrettanto semplice, aggirare l’ostacolo, impedire l’accesso ai minori di 16 anni ai social media. Il problema è forse un altro però, e rimanda alla capacità genitoriale di educare, in tempi di crisi e complessità, e di smetterla di delegare il nostro ruolo. Proviamo ad usare insieme questi strumenti, facciamoci spiegare, ascoltiamo con loro la musica che amano, perdiamo tempo, impieghiamolo per stare con loro nelle attività che preferiscono. In fondo, se vietare è spesso inutile, delegare è sempre pericoloso.

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