La professione insegnante in Europa: pratiche, percezioni e politiche

La professione insegnante in Europa: pratiche, percezioni e politiche” è il rapporto della rete EURYDICE, presentato lo scorso 25 giugno alla Commissione europea a Bruxelles.

Tibor Navracsics, Commissario EU per l’Educazione, la Cultura, i giovani e lo sport, dichiara in premessa che i docenti hanno un’importanza fondamentale nella società attuale “perché viene loro affidato il compito di guidare le nuove generazioni, formarle alla comprensione della realtà e a realizzare le loro aspirazioni”; sottolinea, inoltre, la necessità di rendere la professione insegnante più attraente e prestigiosa, di puntare alla crescita della sua qualità a partire dalla formazione iniziale e continua, dal  reclutamento alle opportunità di carriera che motivano lo sviluppo della qualità professionale. Il rapporto affronta infatti i diversi nodi problematici legati alla formazione e ai sistemi di accesso alla professione, ai meccanismi di carriera, alla retribuzione, al prestigio sociale, all’aggiornamento.

Viene sottolineata l’importanza del contesto nel determinare sia la qualità sia le potenzialità e la effettiva capacità di sviluppo professionale.

Lo studio fornisce dati che evidenziano elementi importanti di confronto tra le realtà nei diversi paesi, utili ai policy maker per analizzare la situazione ed individuare azioni correttive e servizi appositamente disegnati. Il Rapporto si conclude con un utile Glossario con le tabelle con le Note statistiche.

L’Italia si conferma il paese con gli insegnanti più anziani d’Europa. Se un po’ ovunque c’è il rischio di una prossima carenza di insegnanti dal momento che due terzi sono over 40 e circa il 40% andrà in pensione nei prossimi 15 anni, da noi, nelle scuole secondarie di I grado, sono pressoché assenti docenti sotto i 30 anni, mentre circa il 44% ha fra i 50 e i 59 anni e gli over 60 sono quasi al 20 per cento. Alle superiori, gli insegnanti sotto i 30 sono quasi pari a zero e la fascia d’età 30-39 non raggiunge il 10 per cento! Con le nuove immissioni in ruolo di un precariato spesso non giovane, la situazione non varierà di molto.

Il confronto con il nostro paese viene evidenziato anche sul versante della valutazione, che da noi sta muovendo i primi passi: il rapporto fornisce esempi nei quali la valutazione è ben strutturata e affidata ad organismi esterni, competenti e super partes.