La polemica sui dirigenti scolastici

Dopo la bacchettata del ministro Gelmini ai dirigenti scolastici che, se non sanno dirigere, farebbero meglio a cambiare mestiere, era prevedibile la reazione di molti capi d’istituto che non hanno gradito quel rimprovero.

Quotidiani e siti web sono ricchi di reazioni dei presidi.

Il ministro, a margine della seduta odierna del Consiglio dei ministri, ritorna sull’argomento e conferma le critiche a quei dirigenti che “fanno politica a scuola“.

Confermo la presenza nella scuola – ha dichiarato il ministro – di un numero circoscritto ma esistente di dirigenti che fanno politica, che creano inutilmente allarmismi che si riflettono nelle famiglie e nei genitori.” Ha poi aggiunto: “Ho il massimo rispetto per coloro che svolgono il proprio ruolo con rispetto dell’istituzione scolastica, ma trovo scorretto utilizzare la scuola per fare politica. I dirigenti che intendono fare politica si candidino e lo facciano all’interno delle istituzioni politiche e non della scuola“.

Il ministro non ha negato l’esistenza di problemi economici che colpiscono la scuola, ma ha osservato che “Serve dunque senso di responsabilità da parte di tutti e non è un caso che nelle scuole dove ci sono buoni dirigenti, prima di spendere risorse in progetti rispettabili ma non indispensabili esse vengono spese per i bisogni primari“.

Il ministro ha osservato che “Ci sono altre realtà in cui non mancano moltissimi progetti ma mancano le risorse per la carta o il toner delle stampanti. Occorre saper scegliere delle priorità e fare i dirigenti significa avere questa sensibilità e questa abitudine“.

Insomma, è questione di priorità di scelte ed eliminazione degli sprechi, secondo il ministro.

Una valutazione, la sua, che rischia di aprire altri fronti polemici.