La mobilitazione ATA divide i sindacati

Comincia questa settimana una complicata fase di mobilitazione del personale Ata, scaturita dall’insoddisfazione sindacale per gli esiti dell’incontro con il ministro Carrozza di una decina di giorni fa, e per le successive deludenti risposte dell’Esecutivo.

I motivi della protesta sono stati dettagliatamente elencati nei comunicati sindacali, ma l’aspetto più rilevante di questa agitazione del settore Ata sembra essere la divisione tra i sindacati: da una parte la Flc-Cgil che in solitaria ha proclamato ufficialmente l’astensione completa da ogni prestazione aggiuntiva a cominciare dal 10 febbraio, e dall’altra i restanti sindacati rappresentativi che si sono limitati a proclamare lo stato di agitazione della categoria, come azione preparatoria di un eventuale sciopero del settore.

In effetti, pur divisi sui modi, né l’uno né gli altri se la sono sentita di proclamare uno sciopero vero e proprio con astensione dalle attività ordinarie di servizio.

Il fatto politico è tutto nella scelta della forma della protesta, come avvenuto, ad esempio, negli ultimi anni per la questione degli scatti di anzianità e per la copertura delle rivendicazioni della base contro il progetto del ministro Profumo di innalzare unilateralmente l’orario d’insegnamento dei professori.

Come allora, anche oggi il sindacato di Mimmo Pantaleo se n’è andato da una parte opposta a quella scelta dagli altri, privilegiando l’azione di lotta a quella di mediazione.

Un sindacato diviso è più debole: in tempi di crisi come quella attuale la divisione probabilmente non paga.