La metà dei dipendenti pubblici inabili al lavoro è costituita da prof e maestri

Quasi la metà (49,8%) dei dipendenti pubblici con patologie psichiatriche è un insegnante. Se si considera che i docenti di scuole statali (poco più di 700 mila) rappresentano poco meno del 20% di tutti i dipendenti pubblici italiani (3,4 milioni), si può avere la misura della criticità sanitaria della categoria.

È quanto emerge dagli esiti delle visite dei collegi medici delle Asl per l’accertamento dell’inabilità al lavoro, come riferisce Avvenire in un servizio-inchiesta sul “burn-out” di cui sono affetti i docenti italiani. Lo stesso studio ha rilevato che, a fronte di percentuali che arrivano al massimo all’11% nelle altre categorie di dipendenti pubblici, il 14,2% degli insegnanti visitati ha sviluppato anche patologie neoplastiche (tumori).

Più di 30 anni fa la Cisl aveva rilevato che quasi il 30% degli insegnanti faceva uso di psicofarmaci. La situazione non è cambiata. Anzi. Il “mal di scuola”, questo malessere di cui sono vittime gli insegnanti con caduta in situazione di apatia che gli inglesi chiamano “burn-out”, letteralmente “bruciare fuori”, cioè spegnersi, esaurirsi, porta ad un numero crescente di prof e di maestri che si ammalano e fanno sempre più uso di psicofarmaci.

La legge di tutela della salute dei lavoratori (d.lvo 81/2008), citata dal sen. Valditara nella sua interrogazione parlamentare sulle condizioni di salute dei docenti, obbliga i dirigenti scolastici a tutelare la salute degli insegnanti e degli alunni. In Inghilterra, come riferisce Anna Di Gennaro, insegnante, responsabile dello sportello di ascolto per docenti in crisi, aperto pochi mesi fa a Milano nella sede di Diesse Lombardia, i docenti di molte scuole, almeno una volta al mese, si riuniscono per affrontare, tutti insieme, il “rischio burn-out”. In Francia, a La Verrier, sobborgo di Parigi, c’è addirittura un ospedale psichiatrico per insegnanti depressi, aperto appositamente dopo una serie allarmante di suicidi tra professori e maestri.

“La solidarietà tra  colleghi è fondamentale, perché tra i primi sintomi c’è il senso della solitudine e la vergogna a parlarne”. Ai dirigenti scolastici è rimessa la responsabilità, non semplice, di riconoscere in tempo il malessere che colpisce tanti insegnanti.