La lista nera: duemila scuole da tagliare o…

L’elenco di duemila istituzioni scolastiche che il MIUR ha individuato come sottodimensionate rispetto al rapporto di 9,5 alunni per insegnante è stato interpretato da qualcuno come una lista di proscrizione, e sta turbando il sonno di molti dirigenti e docenti.
Precisiamo subito che quell’indicatore del 9,5 è un semplice dato statistico: nessuna norma fissa un limite di rapporto alunni/docenti al di sotto del quale l’istituzione scolastica è fuori legge.
Si tratta piuttosto di un punto di riferimento del MIUR alla ricerca di vie per il risparmio. In tal senso il ministero ha invitato le direzioni regionali a normalizzare le situazioni. Come? Perché?
Per risalire a livelli “regolari” vi sono alcune strade: ridurre l’organico della scuola interessata (aumentare il numero degli alunni non è nel potere dell’Amministrazione) oppure, drasticamente, sopprimere classi e scuole. Una soluzione quest’ultima che, al di là di altre considerazioni, avrebbe poco senso ad esempio in realtà isolate (in montagna o in campagna) perché costringerebbe poi a sobbarcarsi l’onere dei trasporti per portare gli studenti nei centri più grandi e altre spese accessorie. Non sembra quindi credibile, se non per casi limitati, e in questo senso si sta facendo forse dell’allarmismo.
Ma c’è un’altra ipotesi che sembra più verosimile (ma anche per questo occorre una legge, non un semplice atto amministrativo), e forse non farà piacere a molti: che le scuole con questo rapporto sbilanciato vengano declassate a plessi, mettendole alle dipendenze di altre istituzioni scolastiche. Togliendo il requisito di istituzione scolastica a tutti gli effetti, il servizio della scuola non verrebbe compromesso (classi, docenti, alunni), ma si risparmierebbero gli stipendi del capo d’istituto, del direttore amministrativo, del personale di segreteria. Istituzioni scolastiche di serie B.
Con un risparmio quantificabile in 700-800 miliardi di vecchie lire all’anno (circa 400 milioni di euro). E si risolverebbe così anche il contrasto con il ministero del Tesoro, che ha bloccato il concorso a dirigente scolastico, condizionandolo alla riduzione di altri costi.