La Lav lamenta pochi menu vegerariani nelle mense scolastiche

Pochi menu vegetariani nelle mense scolastiche. È quanto rivela una indagine della Lav, la Lega antivivisezione. L’indagine riguarda tutti i capoluoghi di regione italiani ed è stata effettuata attraverso i siti web istituzionali delle amministrazioni cittadine, e tramite contatto diretto con le stesse. I risultati rivelano una situazione molto varia: se è vero che in 18 capoluoghi di Regione su 21 (comprese le Province autonome di Bolzano e Trento) l’opzione vegetariana è diffusa, le amministrazioni che la propongono non la pubblicizzano e la modalità con cui va richiesta è discrezionale. Poi ci sono città come Perugia, Campobasso e Palermo dove non è proprio prevista.

Dalla ricerca risulta evidente che non tutti i Comuni italiani garantiscono l’opzione vegetariana nelle mense scolastiche – commenta Roberta Bartocci, del settore vegetarismo della Lav – e quelli che la prevedono non la rendono nota, se non in rari casi“.

A maggio il ministero della Salute ha emanato le “Linee di indirizzo nazionale sulla ristorazione scolastica”. All’interno del documento del ministero è esplicitamente prevista la garanzia di fornire “sostituzioni di alimenti correlate a ragioni etico-religiose o culturali”. Per usufruire di un menu ‘speciale’ per motivazioni etiche, inoltre, il ministero non prevede la presentazione di alcuna certificazione medica, è sufficiente la richiesta dei genitori.

Ma, dice la Lav, “purtroppo non è così. Molte persone, infatti, si rivolgono a noi per essere aiutate a ottenere un pasto vario e bilanciato per i propri figli a scuola“.

Nelle prossime settimane le sedi locali dell’Associazione consegneranno le firme raccolte ai Sindaci delle loro città, chiedendo di inserire l’opzione vegetariana nei casi in cui non sia prevista o un impegno a migliorare l’offerta di menu vegetariani, laddove questa sia già presente.