La Francia ci ripensa: rallentata l’apertura delle scuole guardando all’Italia

L’andamento della pandemia che tarda, come invece sperato, a rallentare i livelli di contagio in Francia e in altri Paesi europei vicini (in primis l’Italia) ha indotto le autorità francesi a rimandare l’apertura totale delle scuole.  Dall’11 maggio ci sarà “una riapertura molto graduale delle scuole materne ed elementari, su base facoltativa” ha dichiarato il premier francese, Edouard Philippe, davanti al Parlamento. “In un secondo tempo – ha proseguito – dal 18 maggio, ma solo nei dipartimenti in cui la circolazione del virus è molto debole, potremo immaginare di aprire le medie”. Quanto ai licei, “decideremo a fine maggio se potremo riaprirli, a cominciare da quelli professionali”.

La riapertura per prima delle materne e delle elementari serve soprattutto ad alleggerire le famiglie che devono tornare a lavorare. Il premier francese ha parlato anche di mascherine obbligatorie soltanto alle medie, 15 allievi al massimo per ogni classe, ben distanziati.

La decisione italiana di non riaprire le scuole in questo scorcio d’anno e rimandare l’apertura a settembre non sappiamo se abbia influito su questo cambiamento di passo delle autorità francese, ma ha richiamato l’attenzione della stampa transalpina che ha cercato di saperne di più, intervistando alcuni esponenti del mondo della scuola.

Sul rinvio a settembre dell’apertura delle scuole il prof. Daniele Novara, esperto di psicologia dell’educazione, fornisce questa spiegazione: “C’è innanzitutto la paura, anche se non è pienamente convalidata dalla scienza, che i bambini diffondono il virus più di altri”.

L’apertura a maggio, ha dichiarato all’Express Maddalena Gissi, segretaria della Cisl-scuola, “sarebbe stata preziosa per 1,5 milioni di studenti in situazioni educative precarie che non hanno internet o un computer per seguire le lezioni a distanza, specialmente nel Sud del Paese”. La scuola non è pronta a partire, ha osservato la Gissi perché “già in tempi normali, le nostre classi sono sovraffollate, le nostre strutture fatiscenti e ci manca il personale per effettuare pulizie”.

Come possiamo immaginare un recupero come in Francia “con le classi disinfettate ogni giorno e il cui personale verrebbe dimezzato?”.

La segretaria cislina ha fatto presente, inoltre, che in Italia un insegnante su dieci ha più di 60 anni e costituisce, pertanto, popolazione a rischio.

La deplorazione della Gissi non è certamente fine a se stessa, considerata la recente proposta della Cisl-scuola del protocollo per la sicurezza per la scuola, in linea con quello definito il 14 marzo per le aziende, da declinare e adeguare alle singole realtà territoriali e alle singole scuole, per garantire ad alunni, insegnanti e personale amministrativo un rientro adeguatamente preparato e governato in settembre.