La Francia al voto. Per quale scuola?

Domenica 22 aprile i francesi sono chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica, ed è naturale che i candidati all’incarico si confrontino anche su un tema come quello dell’educazione, da sempre molto sentito dall’opinione pubblica.
Il dibattito e il confronto riguardano in particolare il destino della “carte scolaire“, la legge che vincola le famiglie ad avvalersi delle scuole pubbliche situate nel luogo di residenza, a salvaguardia del principio di eguaglianza che è alla base della “scuola repubblicana“. Ségolène Royal, la candidata socialista, condivide in proposito l’opinione della maggioranza degli insegnanti (55%) che il rigore della norma vada attenuato, ma che essa non debba essere soppressa, come propone invece Sarkozy, in questo approvato solo dall’8% degli insegnanti francesi.
Secondo la Royal occorre rivedere la carte scolaire ampliando le zone in modo da evitare la formazione di ghetti scolastici: la “mixité sociale” dovrebbe essere assicurata dalla compresenza in ogni zona di scuole di diversa tipologia, tradizione e qualità. Sarkozy propone invece di obbligare le singole scuole ad assicurare la “mixité“, lasciando però libere le famiglie di scegliere senza alcun vincolo territoriale. Ma trova pochi consensi nel mondo della scuola.
Gli insegnanti francesi sono insomma tradizionalmente più orientati verso la sinistra, ma la situazione per la Royal si è complicata a seguito della crescita dei consensi che andrebbero al candidato centrista Bayrou, già ministro dell’Educazione in un governo di centro-destra. Secondo uno dei principali istituti di sondaggi, l’Ifop, la Royal otterrebbe al primo turno il 31% dei voti degli insegnanti, contro il 27% di Bayrou, il 19% di Sarkozy e il 3% di Le Pen. In caso di ballottaggio con Sarkozy, la Royal vincerebbe con il 62% contro il 38% (si parla sempre del voto degli insegnanti), ma il risultato sarebbe in bilico nel caso che a contenderle la presidenza fosse Bayrou.